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Trasporti, dorsale adriatica penalizzata

Civile società Spiragli dalla Bellanova, che incarica uno studio di fattibilità sull’alta velocità

Vaclav Havel avrebbe cambiato protagonista. Nel suo ’Il Potere dei senza potere’ racconta di un erbivendolo di Praga che, in regime comunista, un giorno toglie dalla vetrina della bottega lo slogan del partito e affigge invece il prezzo della frutta. Realismo e inizio di un cambiamento. Il nuovo protagonista potrebbe essere un corpo intermedio marchigiano (la Fondazione San Giacomo della Marca) che, insistendo sull’arretramento della ferrovia, ha acceso un gran dibattito. Prima locale, poi regionale, quindi tra regioni, per arrivare ai tavoli alti del Ministero delle Infrastrutture. Giorni fa, il vice ministro delle Infrastrutture Teresa Bellanova ha chiesto all’amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana Vera Fiorani "un primo ragionamento, uno studio e una valutazione di massima sulla fattibilità dell’alta velocità adriatica". La Fiorani s’è impegnata: farà in fretta. La richiesta dell’alta velocità e dell’arretramento della ferrovia da Pesaro a Termoli, con la realizzazione nel vecchio tracciato ferroviario di una metropolitana di superficie a servizio regionale e di una pista ciclo pedonale fondamentale per lo sviluppo turistico delle Regioni adriatiche, ha risvolti decisivi per le nostre comunità. È quel che è stato sottolineato recentemente nel corso del primo incontro del Comitato costituitosi ad hoc. L’architetto teramano Franco Esposito ha fatto notare che le scelte politiche in atto sono quelle che favoriscono lo sviluppo della parte tirrenica. Una politica tirrenocentrica, dunque, che andrebbe a scapito dell’altro versante, bisognoso invece di collegamenti rapidissimi con il nord in modo da incrementare il turismo, lo sviluppo dei porti, l’intermodalità, il trasporto delle merci. L’ing. Nazzareno Straccia, sambenedettese, già a Finmeccanica per l’innovazione tecnologica, è da tempo che raccomanda una nuova politica ferroviaria per la dorsale adriatica. Nel suo intervento ha invitato a riflettere sulla politica delle città metropolitane. Che sono 14 di cui, solo Venezia, s’affaccia sull’Adriatico. Come dire: le grandi scelte le faranno altri. A meno che il potere dei senza potere continui – come ha ribadito il presidente della Fondazione Massimo Valentini - a smuovere le acque, coinvolgere le comunità locali, sostenere le regioni che un protocollo lo hanno già firmato, spingere le stesse a dar vita ad una società di scopo che appronti un piano di sviluppo all’interno di una strategia complessiva. Ne va del nostro futuro.

Adolfo Leoni