Traffico illecito di rifiuti. In 22 a rischio processo: la palla passa al giudice

Il gip decide a novembre sull’inchiesta definita ’Sistema Ascoli’. Coinvolti numerosi politici, dall’ex sindaco Celani alla dem Casini.

Traffico illecito di rifiuti. In 22 a rischio processo: la palla passa al giudice

Il gip decide a novembre sull’inchiesta definita ’Sistema Ascoli’. Coinvolti numerosi politici, dall’ex sindaco Celani alla dem Casini.

E’ attesa per il 14 novembre la decisione del giudice delle udienze preliminari del tribunale di Ancona chiamato a pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio che il procuratore Paolo Gubinelli ha formulato a carico di 22 persone e due società. Sono tutte indagate, a vario titolo, per un presunto traffico illecito di rifiuti pericolosi e non pericolosi (rifiuti solidi urbani) che avrebbe avuto luogo nella discarica di rifiuti dell’Alto Bretta, ad Ascoli gestita dalla Geta dell’imprenditore ascolano Ivan Brandimarte. L’inchiesta del ’Sistema Ascoli’, come lo definì la magistratura anconetana, ha fatto parecchio rumore a marzo 2022 quando il Gubinelli ha indagato, oltre ai vertici della Geta, numerosi politici ascolani tra cui Piero Celani, in veste di vice presidente della Provincia e sindaco di Ascoli, Anna Casini, vice presidente della Regione Marche, l’allora presidente della Provincia di Ascoli Sergio Fabiani, il sindaco di Roccafluvione Francesco Leoni, una funzionaria della Provincia di Ascoli, un poliziotto, un carabiniere, un impiegato del Consorzio di Bonifica del Tronto, i responsabili di alcune ditte del nord Italia. Le ipotesi di reato che la Dda di Ancona contesta a vario titolo agli indagati sono associazione per delinquere finalizzata a reati contro l’ambiente, disastro ambientale, corruzione per l’esercizio della funzione e corruzione di persona incaricata di pubblico servizio, accesso abusivo a banca dati delle forze di polizia, favoreggiamento e rivelazione del segreto d’ufficio. Per Gubinelli la gestione dei rifiuti, ritenuta illecita dal magistrato, avrebbe generato in sette anni un giro di soldi superiore ai 4 milioni di euro.

Un’attività sulla quale i politici, nelle rispettive funzioni, non avrebbero vigilato, in particolare sul fatto che da Veneto, Emilia Romagna e Lombardia, arrivavano nel Piceno camion che scaricavano rifiuti speciali senza avere la necessaria autorizzazione. Nell’udienza di ieri le difese hanno con forza sostenuto l’estraneità alle accuse degli indagati chiedendone il proscioglimento per tutte le accuse. L’avvocato Mauro Gionni, legale di Ivan Brandimarte, ha ricordato che in atti c’è "una consulenza tecnica dalla quale risulta che è tutto regolare, tenendo conto del tempo ormai trascorso dall’inizio dell’attività, delle tante autorità e diverse amministrazioni (dalla Regione, alla Provincia, al Comune) che si sono succedute nei controlli e nelle autorizzazioni, in diversi lustri. Pare, dunque, veramente fantasioso ipotizzare che tutti questi soggetti in 20 anni abbiano favorito illegalmente la Geta".