GIUSEPPE ERCOLI
Cronaca

Sopralluogo nella rimessa. Tracce di sangue ovunque

Su alcuni oggetti e anche per terra: in particolare c’è una grossa macchia ematica che sarebbe il punto sarebbe stata sbattuta la testa dell’anziano.

Claudio Funari è detenuto al carcere del Marino

Claudio Funari è detenuto al carcere del Marino

Tracce di sangue ovunque, per terra, in alcuni oggetti; un ambiente dove regnano confusione e disordine, testimonianza efficace che lì è avvenuta il 23 dicembre scorso la lite furibonda culminata con la morte di Renzo Paradisi e il grave ferimento della moglie Maria Antonietta Giacomozzi. E’ durato oltre due ore il sopralluogo nel capannone industriale di Comunanza dove i coniugi Paradisi si appoggiavano, avendo adibito uno spazio ad una sorta di abitazione con un cucinino. Lì, in momenti diversi ma non molto distanti dal punto di vista temporale, è avvenuta l’aggressione da parte di Claudio Funari, in carcere accusato di omicidio premeditato, tentato omicidio premeditato con l’aggravante dei futili motivi, della minorata difesa delle vittime; la magistratura gli contesta anche il tentato incendio, la violenza privata e il danneggiamento. Sul posto erano presenti il procuratore Monti, i consulenti della Procura Alessandrini e Testa, l’avvocato Dionisi per la difesa dell’imputato e con lui il perito nominato; c’era anche l’avvocato Gionni, legale dei familiari dei coniugi Paradisi. A lungo è durata l’operazione di raccolta reperti ad opera dei periti dell’accusa e dei carabinieri. Sono state scattate foto ovunque, prelevati campioni secchi di sangue trovati in diversi punti e utili a ricostruire la dinamica dei fatti. Varie testimonianze che potrebbero aiutare a ricostruiscono il percorso dell’aggressore e delle due vittime all’interno della struttura, identificando tracce di sangue e oggetti potenzialmente utilizzati come armi, ad esempio un vaso. Il percorso si sarebbe sviluppato individuando la porta d’ingresso e quella di uscita (due varchi diversi), con plurime tracce di sangue, anche ai piedi di un piccolo muretto d’appoggio nel cucinino (che è stato divelto durante la colluttazione), che ora bisognerà accertare a chi appartengono. C’era sangue su un vaso e sotto un portavasi, che potrebbero essere stati utilizzati per colpire Maria Antonietta Giacomozzi. Poi, l’ampia macchia ematica sul pavimento: potrebbe essere il punto indicato dalla donna dove Funari avrebbe violentemente sbattuto la testa del marito, provocandogli i danni che pochi giorni dopo il ricovero all’ospedale Mazzoni lo hanno portato alla morte. Repertato anche un mazzo di chiavi, così come un attrezzo da camino che Funari afferma essere stato utilizzato dalla donna per colpirlo dietro la nuca, scatenando la sua reazione.

Peppe Ercoli