GIUSEPPE ERCOLI
Cronaca

Lo sfogo di Binni: "In carcere ad Ascoli sono stato maltrattato, botte e furti continui"

L’ex poliziotto condannato a 15 anni per il delitto di Rossella Goffo si sta difendendo dall’accusa di tentato omicidio di un compagno di cella: "Difficile la convivenza con il sovraffollamento"

L'ex poliziotto Alvaro Binni

L'ex poliziotto Alvaro Binni

Ascoli, 14 marzo 2024 – “Quando ero detenuto nel carcere di Ascoli ho subito aggressioni, sono stato maltrattato, subivo furti delle mie cose in quanto ex poliziotto e proprio per questo ero in una delle due piccole stanze sovraffollate della sezione protetti". Parole che Alvaro Binni ha pronunciato ieri davanti al Collegio del tribunale di Ascoli dove è in corso il processo a suo carico per l’accusa del tentato omicidio di un compagno di cella quando era rinchiuso nel carcere di Marino a seguito della condanna a 15 anni per l’omicidio di Rossella Goffo che ha finito di scontare la scorsa estate.

"Ero andato in bagno e avevo preso il caffè quando mi sono trovato di fronte Binni che mi ha messo le mani al collo iniziando a stringere con forza; mentre lo faceva mi ha urlato ‘non sai chi sono io’. Poi – ha aggiunto l’ex compagno di cella di Binni durante il processo – mi ha sbattuto contro la grata della cella continuando a stringere, tanto che a quel punto ricordo solo che sono svenuto".

Per pubblico ministero Cinzia Piccioni quanto fatto da Binni quel giorno configurerebbe il reato di tentato omicidio; accusa per la quale ha certamente avuto un peso l’omicidio della sua ex amante, Rossella Goffo, strangolata prima di essere sepolta al Bosco dell’Impero a Colle San Marco. Sollecitato dalle domande del suo legale, avvocato Massimo Cappelli, Binni ha spiegato ai giudici Panichi, Proietti e Miccoli il contesto in cui il 22 settembre 2017 è maturata la lite con il compagno di cella. Lo ha fatto partendo proprio dalle difficili condizioni in cui era detenuto nel carcere di Marino.

"All’epoca avevo ancora da scontare metà della pena. Più volte sono stato picchiato tanto da presentarmi alle udienze del mio processo col volto tumefatto. Ma ho sempre rimesso le querele. Ero maltrattato, la convivenza in celle sovraffollate era difficile, ero esasperato per i soprusi e le aggressioni. Quella mattina – ha raccontato l’ex poliziotto ascolano - fui svegliato dal fumo che proveniva dal bagno dove c’era Zenobi. Quando è uscito l’ho preso per la maglietta e l’ho sbattuto contro la cancellata; ha perso l’equilibrio, ma l’ho protetto per non fargli sbattere la testa. Quando è finito a terra gli ho messo le mani sullo sterno e l’ho tenuto giù finché non è giunto un altro detenuto e allora ho tolto le mani". Binni venne trasferito il giorno dopo nel carcere di Ferrara. "Qui ho potuto lavorare, partecipare alla vita rieducativa. Sono stato un detenuto modello guadagnandomi permessi premio e lo sconto di pena".