REDAZIONE ASCOLI

"Scellerato disegno da contrastare"

La chiusura della Beko di Comunanza, prevista per la fine del 2025, tiene in ansia gli oltre 300 lavoratori dello...

La chiusura della Beko di Comunanza, prevista per la fine del 2025, tiene in ansia gli oltre 300 lavoratori dello...

La chiusura della Beko di Comunanza, prevista per la fine del 2025, tiene in ansia gli oltre 300 lavoratori dello...

La chiusura della Beko di Comunanza, prevista per la fine del 2025, tiene in ansia gli oltre 300 lavoratori dello stabilimento piceno che rischiano seriamente di perdere il posto di lavoro. A due giorni dall’audizione in commissione Attività produttive della Camera, nel corso della quale la multinazionale ha confermato i 1.935 esuberi, in tutto, relativi alle sedi italiane, i sindacati continuano a far sentire la propria voce. Su tutti, a proseguire la battaglia è Francesco Armandi, segretario regionale dell’Ugl Metalmeccanici, che per una vita ha lavorato proprio nella fabbrica comunanzese.

"Non possiamo che contestare ancora questo scellerato disegno che la Beko ha intenzione di applicare sugli stabilimenti italiani – spiega Armandi –. Hanno prelevato il 75% di una delle realtà industriali più grandi del nostro paese e la decisione di chiudere è stata presa solo dopo pochi mesi dall’acquisizione senza nemmeno aprire una discussione. Da anni a Comunanza avevamo evidenziato la mancanza di investimenti strutturali e sui prodotti. Nonostante ciò, a gennaio scorso la Beko diede rassicurazioni ai lavoratori alle istituzioni sul fatto che il sito non avrebbe avuto grossi problemi poiché il budget è stato ampiamente realizzato. Poi, per lo stesso stabilimento, all’incontro ministeriale sì è parlato di perdite per il 6%: un dato che ci piacerebbe sapere come è stato calcolato poiché faccio notare che nello stabilimento di Comunanza sono stati confermati volumi per il 2025 di circa 600mila e questo garantisce il non ricorso alla cassa integrazione. Qui, anzi si producono prodotti che Beko Europe non produce in altri siti europei. Tutto ciò va fermato".

Matteo Porfiri