"Mi auguro che venga fatta giustizia, lo dobbiamo ai nostri cari che non ci sono più. Ma ormai sono quasi rassegnato, perché in Italia in galera non ci va più nessuno". È lo stato d’animo di Fulvio Vagnarelli, il fratello di Marco, 44enne castignanese che il 18 gennaio del 2017 morì nella tragedia di Farindola, in Abruzzo, quando una valanga distrusse l’hotel Rigopiano provocando 29 vittime. Marco Vagnarelli era proprio lì per qualche giorno di vacanza, in compagnia della fidanzata Paola Tomassini, originaria di Montalto, anche lei deceduta. Oggi è un giorno chiave, nel processo che sta protraendo il dolore dei familiari da quasi otto anni. E’ attesa per il tardo pomeriggio, infatti, la sentenza della Cassazione, dopo il rinvio avvenuto la scorsa settimana. I cinque giudici, che dovranno decidere se accogliere o meno le richieste del ricorso della procura generale, entreranno in camera di consiglio alle 10. Lo scorso 27 novembre, il sostituto procuratore generale della Cassazione Giuseppe Riccardi ha chiesto di annullare le assoluzioni nei confronti di sei persone, all’epoca dei fatti dirigenti della Regione Abruzzo. E per l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, condannato a un anno e otto mesi per rifiuto di atti d’ufficio e falso, è stato chiesto di svolgere un processo di appello bis per valutare anche le accuse di concorso in omicidio colposo, lesioni colpose e depistaggio, per le quali era stato assolto.
Sollecitata, inoltre, la conferma delle condanne dei dirigenti della Provincia Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, dell’ex gestore dell’hotel Bruno Di Tommaso, e del tecnico del comune, Enrico Colangeli. Oltre ai dirigenti della Regione Abruzzo, limitatamente all’accusa di disastro colposo, il procuratore ha chiesto un nuovo processo di appello anche nei confronti dell’allora sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta. I segnali di allarmi erano molteplici, secondo lo stesso sostituto procuratore generale, e un’ordinanza di sgombero dell’Hotel Rigopiano, viste le previsioni meteo di quei giorni, avrebbe evitato la tragedia. "Nessuno ci ridarà indietro Marco e Paola, ma vogliamo che venga fatta giustizia – spiega Fulvio Vagnarelli –. Si tratterebbe, almeno, di un segno di rispetto nei confronti di chi non c’è più. Ci sono troppi lati oscuri in questa vicenda, ma dubito che alla fine qualcuno pagherà. Ci sono, in mezzo, tanti nomi grandi e noi, parenti delle vittime, siamo troppo piccoli. Ogni volta che c’è un rinvio fa tutto ancora più male, perché ci sentiamo inutili e le nostre sofferenze vengono ulteriormente prolungate. Speriamo sia il giorno giusto, stavolta, ma sono molto pessimista". Sul processo, tra l’altro, incombe la prescrizione. Il reato più grave contestato è quello di omicidio colposo, che si prescrive in sette anni e mezzo. Tra otto mesi, pur se colpevoli, i condannati per omicidio colposo, tra cui il sindaco Lacchetta vedrebbero cancellata la propria pena.
Matteo Porfiri