Rapina all’alba, baby gang in silenzio dal giudice

Tre giovani sono accusati di aver strappato con violenza una catenina a un giovane sambenedettese. C’erano già precedenti

Rapina all’alba,  baby gang in silenzio dal giudice

Rapina all’alba, baby gang in silenzio dal giudice

Bocche cucite dei tre giovani arrestati dai carabinieri perché accusati di aver commesso una rapina ad un coetaneo di san Benedetto. Sono comparsi davanti al giudice delle indagini preliminari del tribunale di Ascoli davanti al quale si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Per cui restano confermati i provvedimenti emessi dallo stesso giudice Annalisa Giusti su richiesta della Procura. Resta richiuso in carcere Nour Kar, tunisino di 22 anni residente a San Benedetto; arresti domiciliari invece Gherard Chiffi Re, 20enne sambenedettese, e Mohamed Daifalklah, 23enne egiziano residente a Rieti, ma domiciliato in Riviera. Nel confermare la detenzione in carcere per Kar, il giudice Giusti ha sottolineato lo stesso avrebbe "commesso fatti analoghi" ed è "incurante dei procedimenti giudiziari già in corso nei suoi confronti e del fatto che è già stato condannato per evasione comprovando assoluta spavalderia". Difesi dagli avvocati Angelozzi e Franchi, sono tutti accusati di rapina e lesioni personali gravi per quanto accaduto l’8 ottobre 2023 a San Benedetto quando aggredirono un giovane strappandogli dal collo una catenina d’oro, procurandogli un trauma cranico facciale e contusioni varie giudicate guaribili in 8 giorni.

Il racconto della vittima, le immagini di alcune telecamere di sicurezza della zona dei mercatini e il riconoscimento fotografico hanno portato i carabinieri ad individuare nei tre giovani i presunti rapinatori. Erano le 5,30 di mattina quando il sambenedettese venne affrontato nel parcheggio retrostante il Jonathan. Gli strapparono la catenina e lui cercò di riprenderla ingaggiando una colluttazione. "Non sai chi sono io, mi sono fatto sei mesi di galera, non ho problemi a ritornarci, vi ammazzo" avrebbe detto uno degli aggressori alla vittima e ai suoi amici. Spuntò anche un coltello. Lui offrì soldi per riaverla, visto che aveva un valore affettivo. Non ci fu nulla da fare; i rapinatori fuggirono e alla vittima non rimase altro che rivolgersi ad una pattuglia dei carabinieri in transito in zona. Fondamentali le testimonianze della vittima e dei suoi amici che hanno permesso di ricostruire i componenti della baby gang e il ruolo avuto da ognuno all’alba dell’8 ottobre 2023, consentendo quindi al tribunale di emettere le ordinanze di custodia cautelare, tenuto conto che "tutti hanno partecipato e condiviso l’azione aggressiva" e vi è "il concreto pericolo che gli indagati, se lasciati in libertà, commettano altri gravi delitti come quello di cui sono accusati".