Rosa Casini ha 78 anni, vive a Roma, ma d’estate cerca il fresco nelle colline picene. Passeggia accompagnata dall’amica Anna, tra le salite del borgo di Colle. Si tratta di una frazione di Arquata colpita dal sisma, ma non considerata ’zona perimetrata’. Si trova nella parte meno colpita, ma che sta comunque subendo conseguenze allucinanti. Passeggiano al sole, su una strada praticamente dissestata. A fianco a loro, un gruppo di signori commenta la situazione otto anni dopo la tragica notte del 24 agosto 2016.
Casini, cos’è cambiato in questi 8 anni?
"Cos’è cambiato? Questo era un paese, ora è vuoto. Non c’è davvero niente. E ci dicono che il problema è lo spazio. Invece lo spazio c’è, ce ne è anche molto. Ma comunque la ’rinascita’ noi non l’abbiamo vista. Vuoi un pezzettino di pane e sei senza macchina? Vai a piedi. Non c’è alternativa. Se non puoi andare a piedi, visto che il paese più vicino è a quasi 10 chilometri, sei costretto a chiedere la carità a qualcuno con la macchina, e sperare che ti accompagni. Qui il bar faceva da alimentari, aveva i beni di prima necessità, ma soprattutto era il punto di ritrovo di tutti. Ora siamo senza niente. E il bisogno di modificare questa situazione è assolutamente urgente".
Come vi sentite?
"Soli, abbandonati. A nessuno importa di noi, non ci sono attività, non ci sono posti dove incontrarci, dove sederci e passare il tempo. Io qui vengo per alcuni periodi perché ci sono nata, ma oltre ai ricordi e alle persone non c’è più niente".
La sua amica, anche lei abitante di Colle d’Arquata, prende parola: "Vogliamo farci sentire e far sapere che così non va bene, che ci serve una mano, perchè qui davvero siamo soli e senza niente. E siamo arrabbiati e stufi".