La piena confessione resa giovedì nell’interrogatorio al quale ha chiesto di sottoporsi il dottor Giuseppe Rossi ha destato forte agitazione fra i 73 soggetti indagati nell’ambito dell’inchiesta sui green pass ottenuti senza sottoporsi alla vaccinazione anti Covid 19. Rossi, che venerdì ha lasciato il carcere per tornare a casa ad Ascoli in regime di arresti domiciliari, ha chiaramente parlato di un passaggio di soldi: 100 euro che i pazienti consegnavano spontaneamente a lui probabilmente già informati della cifra che il medico aveva concordato con Maurizio Strappelli che per l’accusa, oltre a ottenere sia lui che i familiari green pass taroccati, avrebbe fatto da intermediario con gran parte delle altre 72 persone indagate: si tratta di ristoratori, gestori di bar e pizzerie, liberi professionisti. Gente disposta a tutto pur di non vaccinarsi che, oltre che dalle Cento Torri, venivano da Folignano, Sant’Egidio alla Vibrata, Civitella del Tronto, Acquasanta, San Benedetto, Martinsicuro, Villa Lempa; c’è anche una coppia del nord Italia fra gli indagati di falso ideologico indotto commesso da pubblico ufficiale. Per il momento è solo questa l’accusa che la Procura contesta ai clienti no vax, ma è imminente la modifica del capo d’imputazione con l’aggiunta dell’accusa di corruzione di pubblico ufficiale. E’ proprio questo che preoccupa molto gli studi legali che assistono gli indagati. La corruzione prevede pene importanti, anche se bisogna capire se la Procura contesterà la corruzione di pubblico ufficiale per atto contrario ai doveri d’ufficio (pena da 6 a 10 anni) o la corruzione di pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni (da 3 a 8 anni). Resta in piedi anche l’accusa di falso ideologico indotto (da 1 a 6 anni). Un quadro pesante per tutti gli indagati (il medico deve rispondere anche di peculato e tentata truffa), con pene alte anche in caso di ricorso a riti che prevedono lo sconto di un terzo. E’ dunque comprensibile che fra gli indagati ci sia forte preoccupazione. La maggior parte di loro probabilmente non si è resa conto di quali reati si sarebbero configurati nel caso fosse stato scoperto (come poi avvenuto) che il medico, in cambio di 100 euro, registrava le inoculazioni del vaccino non effettuate (buttando i vaccini nell’immondizia) consentendo l’emissione del green pass. Le indagini sono sostanzialmente chiuse grazie anche alla collaborazione del dottor Rossi che ha ottenuto i domiciliari poiché sono venute meno le esigenze probatorie del procuratore Monti e del sostituto Napolillo. A breve la magistratura ascolana contesterà a tutti il capo d’imputazione definitivo.
Peppe Ercoli