"Siamo rari, quasi introvabili, ma ci siamo ancora". Parla così Luca Paci, ascolano di 52 anni che nella vita, oltre al lavoro da autista, possiede un uliveto. "In questo settore c’è tantissimo lavoro, ma davvero tanto. Quello che manca è sempre la forza lavoro, che adesso è veramente ai minimi storici. Prima c’erano gli anziani che portavano avanti questi settori, che si impegnavano, anche dopo la pensione, a portare avanti il mestiere. Ma ora giustamente gli anziani non ce la fanno più e di giovani non c’è neanche l’ombra. Non riesci a trovare nessuno da assumere per fare questi lavori, nessuno. Hanno altri interessi, sia i giovani che i meno giovani. Non solo non conosco nessun ragazzo che faccia questo lavoro, ma non conosco neanche più qualche pensionato che si dedichi a questa attività". Il problema è sempre lo stesso, condiviso dai pochi superstiti ascolani che restano in piedi. Calzolai, sarti, agricoltori, conciatori, idraulici, imbianchini, elettricisti.
Il centro storico si sta svuotando delle piccole botteghe caratteristiche per far spazio a sempre più locali e friggitorie, e il resto della città ormai fa a meno del servizio. "Un tempo c’erano almeno due calzolai per quartiere, quando ho iniziato io, praticamente trenta anni fa, in zona eravamo molti – racconta Francesco Esposto, calzolaio con sede nel quartiere di Porta Maggiore –. Ora, tanti quartieri di Ascoli non ne hanno neppure uno. So che ci sono lavoratori che vengono da fuori a fare quello che facevamo noi un tempo, e in generale si fa a meno del servizio. Io ho clienti, la domanda c’è comunque. È cambiato tanto il lavoro: sicuramente meno cuoio e meno pelle, una volta si portava la scarpa nuova per mettere l’antiscivolo sotto, oggi sicuramente no. Si tratta di riparazioni di scarpe di minor qualità, devo essere sincero, ma ci sono. Adesso le persone non comprano scarpe molto costose, vedo tantissima plastica, e quindi i lavori di riparazione sono un po’ cambiati. Però c’è sempre da fare".
A nominare l’aiuto ‘giovanile’ Francesco Esposto va’ dritto al punto: "Mai nessun ragazzo è entrato chiedendomi di imparare, mai nella vita. Io ho avuto la fortuna di avere un padre calzolaio, per questo quando da piccolo non ho voluto continuare con la scuola ho imparato la sua arte e ne ho fatto anche il mio mestiere. Adesso invece studiano tutti, e mi sembrano che abbiano tutti voti più alti anche se studiano meno. Comunque i motivi per i quali le botteghe stanno via via sparendo sono tanti: spesso i ragazzi vanno a scuola fino a tarda età e hanno altri interessi. Ciò che è sicuro è che l’artigianato va a scomparire".
Eppure, anche in questo caso, qualche speranza c’è. Franco Mariani è un sarto ascolano che nel suo atelier propone stoffe e abiti di qualità, che rispecchiano le sue abilità di artigiano. "Due giovani mi hanno chiesto di imparare e ne sono stato molto felice, stanno imparando. Ho votato tutta la mia vita all’attività sartoriale, conseguendo giovanissimo una serie di prestigiosi successi, come le Forbici d’Oro e il premio Amilcare Minnucci. Sono presidente del Gruppo Sarti Piceni e membro dell’Accademia nazionale dei sartori, venendo anche scelto come delegato regionale per le Marche. Da allora partecipo a meeting internazionali della moda nonché ai Congressi mondiali della sartoria su misura".
Il lavoro, neanche nel mondo tessile, manca. "Ho tanto lavoro davvero, se il mondo del commercio potrebbe essere quasi in crisi quello della sartoria invece va benissimo, davvero alla grande. Ho clienti da tutta Italia che arrivano qui per le materie prime scelte e l’arte. Per lo più mi chiedono abiti da cerimonia, quindi i vari completi dello sposo, e poi i professionisti si servono qui per il guardaroba su misura". Il mondo del manifatturiero fatica a trovare forza lavoro, ma resta in piedi. E lo dimostra il fatto che le imprese attive in questo settore non siano in diminuzione, anzi. Ciò che si evince dai dati inoltre è che l’artigianato maggiormente praticato in provincia di Ascoli riguarda la produzione alimentare (15,39%), la fabbricazione di prodotti in metallo (15,39%) e il settore tessile, nello specifico sartoriale (9,99%).
o.f.