Ascoli, 13 maggio 2021 - Un progetto da 850mila euro incombe sui Pantani di Accumoli. Si tratta di uno dei luoghi di maggiore interesse ambientale del nostro territorio, a poco più di 30 chilometri dal capoluogo piceno. La meta, gettonatissima tra gli escursionisti ascolani, è inserita all’interno di un’area dichiarata Sito di Importanza Comunitaria (Sic) e si trova a quasi 1.600 metri di altitudine a confine tra Marche, Lazio e Umbria. Ora, quel luogo incastonato tra i Sibillini e i Monti della Laga, costellato da laghetti glaciali e popolato da cavalli e tori allo stato brado, è minacciato da colate di asfalto e cemento.
Tre piani da 180 metri quadri l’uno andranno a costituire quello che nel progetto definitivo viene definito ‘rifugio montano'. Un rifugio in stile matrioska, visto che andrà a contenere esso stesso un rifugio. Si tratta di un paradosso, definito dal Cai come 'la foglia di fico da mangiare', insomma: un'illusione. Stando a quanto si legge nel progetto, approvato dopo il protocollo d’intesa tra la Regione Lazio e il Comune di Accumoli sottoscritto nel dicembre del 2017, l’edificio in cemento armato disporrà di una camera doppia, una tripla, una quadrupla, 5 bagni, una cucina, una sala ristorazione, un locale per l’esposizione di prodotti tipici e, infine… un rifugio.
Come se non bastasse, per approvarlo è stato necessario modificare il piano regolatore generale, trasformando l’attuale zona agricola in una zona destinata ai servizi pubblici, con la conseguente espropriazione dei terreni a ben 20 proprietari. Stando alla delibera del consiglio comunale del primo aprile, la proprietà del ‘rifugio’ sarà del Comune. Tutto ciò ha provocato indignazione e la rabbia, soprattutto perché il progetto non è stato sottoposto ad alcuna Valutazione d’Incidenza Ambientale. È questa una delle motivazioni su cui poggia la petizione lanciata dal Cai, che finora ha già raggiunto oltre 4mila firmatari.
La questione è seria – spiega la presidente della sezione ascolana del Cai, l’avvocato Paola Romanucci -, abbiamo fatto un incontro con la Regione, esprimendo la nostra ferma opposizione. Si andrà a incentivare il turismo di massa, destinato ad eliminare quello sostenibile. Il progetto è una truffa: una struttura di 3 piani non è un rifugio e il fatto che ne conterrà uno è un trabocchetto. È come voler rilanciare il piccolo artigianato locale inserendo una bottega in un centro commerciale. Inoltre, gli usi civici, che tutelano i beni collettivi, devono essere conservati e questa è un’attività incompatibile con gli stessi".
Anche Legambiente Ascoli è sul piede di guerra: "È un palese tentativo di far passare per rifugio una struttura turistico-ricettiva – afferma il portavoce, Paolo Prezzavento -, trattandosi di opera pubblica, l’approvazione del progetto costituisce anche una variante al Prg che trasforma una zona agricola E2 in...non si sa bene cosa. Un progetto definitivo di opera pubblica, per legge, non può essere approvato senza specifiche autorizzazioni, che non sono pervenute". Perplessità sorgono anche sulle definizioni: "La struttura è denominata rifugio, ma non risponde ai requisiti e nel progetto la destinazione ‘rifugio’ è indicata in un’unica stanza pari a meno del 5% della superficie totale".
Legambiente sottolinea anche che: !l’edificio sarà costruito su un pendio e prevede ingenti sbancamenti e opere di contenimento totalmente estranee al contesto paesaggistico, con un impatto altissimo sul delicato ecosistema. L’unica possibilità di realizzare il progetto (da rifare di sana pianta) sarebbe quella di dimostrare con dati e valutazioni la bontà della scelta. La proposta doveva essere accompagnata da studi sulla fruizione dell’area e valutazioni sull’incidenza dell’incremento del flusso turistico sugli ecosistemi". La minaccia incombe anche sul sentiero. Il progetto del ‘rifugio’ arriva infatti dopo la "cementificazione di 400 metri di un tratto del Sentiero Italia" a cui si aggiungeranno altre colate di asfalto. Lo sottolinea il Cai, oltre al neonato comitato d’opposizione ‘L’eco dei Pantani’, l’ente Parco Nazionale dei monti Sibillini, Legambiente e le associazioni ‘Emidio di Treviri’ e ‘Arquata e le altre’. "La strada è qualcosa di assolutamente impattante – dicono in coro -. In quella zona c'è l'alga rossa e altri importanti microsistemi da proteggere. Usare il passaggio del Sentiero Italia per giustificare il rifugio, che un rifugio, che a conti fatti è un albergo, è un’aberrazione. Il sistema sentieristico è antico e serve a sostenere il turismo lento, l’escursionismo e la protezione dei luoghi".
Altro tema bollente riguarda poi l’ingente "spreco di denaro pubblico" dovuto al fatto che la struttura "resterebbe chiusa per gran parte dell’anno e l’isolamento invernale lo sottoporrebbe a un rapido degrado, distogliendo risorse al ripristino delle strutture già esistenti". Difatti, a poca distanza dai pantani, si trovano rifugi danneggiati dal sisma del 2016, "che andrebbero immediatamente recuperati – affermano gli animatori della protesta -. L’attenzione è invece caduta sull’ennesima trovata di una politica miope, che inganna la popolazione con il miraggio di ricchezze e sviluppo".
Oltre a chi si è visto improvvisamente espropriare i terreni, e che sta già provvedendo a far sentire la sua voce in tribunale, anche il Ministero dell’Ambiente si è espresso, chiedendo delucidazioni alla Regione Lazio per non aver ravvisato la necessità di una Valutazione d’Incidenza Ambientale in un sito sottoposto a tutela speciale. Nel frattempo, gli animatori della protesta chiedono l’annullamento del procedimento, la destinazione dei fondi al ripristino dei rifugi terremotati della zona, il recupero sostenibile dei sentieri e la velocizzazione della ricostruzione dei paesi danneggiati dal sisma. Per firmare la petizione basta andare al seguente link: https://www.change.org/p/regione-lazio-salviamo-i-pantani-di-accumoli-da-asfalto-e-cemento