"Ormai siamo una terra di mezzo, così è dura"

Difficile momento per gli abitanti della zona che pagano lo scotto per la chiusura: "Disagi, file e costi. Dovevano trovare un’altra soluzione"

"Ormai siamo una terra di mezzo, così è dura"

Difficile momento per gli abitanti della zona che pagano lo scotto per la chiusura: "Disagi, file e costi. Dovevano trovare un’altra soluzione"

La chiusura del ponte lungo la provinciale Ancaranese sta causando numerosi disagi alla popolazione, oltre a minori introiti per aziende e commercianti. Lo sottolineano da più parti le persone intervistate. I cittadini chiedono interventi immediati capaci di limitare i danni alle due comunità: quella marchigiana e quella abruzzese.

Cristiano Scartozzi, che ha un banco di abbigliamento intimo nel mercato settimanale di Castel di Lama, dichiara: "Stiamo vivendo una situazione molto complicata. Per raggiungere Castel di Lama dobbiamo uscire a Spinetoli o Maltignano, se malauguratamente ci si dimentica di uscire siamo costretti a percorrere chilometri e a sopportare file infinite. Qui è in ballo il fattore tempo e soprattutto anche la benzina. Raggiungere il centro commerciale Città delle stelle poi è diventato complicato". I commercianti sottolineano come alcuni di loro abbiano il magazzino nella zona abruzzese e questo complica pesantemente la loro attività: al momento si può passare dall’altra parte, ma non si torna indietro. E’ c’è anche chi ci scherza sopra: "Siamo una terra di mezzo, hanno alzato di nuovo i confini, sembra di essere nel passato, con la linea di demarcazione tra Marche e Abruzzo, tra lo Stato Pontificio e il Regno delle due Sicilie, mancano solo i guardiani. Preferiamo scherzare, ma la situazione è tutt’altro che divertente".

Antonio Pavoni che ha un banco di fiori, arriva da Sant’Egidio alla Vibrata: "Arrivare qui a Castel di Lama è diventato complicato: hanno calcolato il consumo di benzina, i tempi per recarsi a lavoro? Abbiamo sopportato momenti difficili: terremoto, Covid, aumento delle bollette e carburante e adesso anche il ponte chiuso. La situazione è diventata molto dura. Facile chiudere un ponte, ma vanno considerate le alternative. Questo è uno snodo nevralgico, fondamentale, più di quello di Pagliare, inoltre ci aspettiamo una cartellonistica più efficiente".

Romano Simonetti dell’omonimo mobilificio ci sottolinea come tutto si è complicato per i fornitori: "Devono uscire a Spinetoli o a Maltignano, ci chiediamo perché sul ponte in cemento non sia possibile il doppio senso di marcia, una soluzione che potrebbe alleviare i disagi che stiamo subendo. Ci hanno messo a dura prova, da anni si parla dei problemi del ponte, bisognava arrivare a questo punto?".

Claudio Mestichelli del Tomm’s Caffè sottolinea: "Ormai il ponte è chiuso da un mese e siamo in grado di stimare, che soprattutto nel pomeriggio, si registra un calo di fatturato, la fascia oraria interessata è tra le 13.30 e le 15.30, per non parlare del caos lungo la Salaria, da anni soffriamo per il terremoto, Covid, aumento dell’energia, ci mancava solo questo. Quel ponte giace in pessime condizioni da più di 10 anni, ad aggravare la situazione è stato la sistemazione di new jersey, che hanno appesantito la struttura, ma si doveva prevedere prima".

Ivo Esposito, assicuratore, aggiunge: "Arrivo da San Benedetto, questa situazione crea problemi non solo per il traffico, ma anche per i nostri clienti dell’altra parte del fiume che fanno fatica a raggiungerci, possibile che non possiamo realizzare il doppio senso di marcia? I ponti sia di Ascoli, che di Spinetoli sono di gran lunga più stretti di quello in cemento".

Maria Grazia Lappa