Ascoli, 9 gennaio 2025 – Ha agito sapendo quello che faceva Massimo Malavolta mentre la notte del 19 dicembre scorso massacrava a morte sua moglie Emanuela Massicci? Le sue condizioni psicofisiche, che lo tengono per ora ancora in ospedale invece che in carcere, gli consentono di affrontare un’inchiesta e un processo con la consapevolezza che richiedono? Domande alle quali dovrà dare una risposta la perizia che il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Ascoli Annalisa Giusti ha disposto sul 48enne di Castignano che ha ucciso a forza di botte la moglie Emanuela nella loro abitazione a Ripaberarda, mentre i loro bambini piccoli erano nella stanza accanto. A sollecitare l’accertamento è stata l’avvocata Saveria Tarquini, difensore d’ufficio di Malavolta. La perizia si svolgerà in sede di incidente probatorio. Attraverso i quesiti ben precisi, il giudice Giusti ha chiede ai medici legali Pietro Alessandrini e Alberto Testa di valutare se l’uomo al momento della commissione dell’omicidio della moglie fosse capace di intendere e di volere o se la capacità era grandemente limitata.
I periti incaricati dovranno accertare anche se Malavolta sia persona socialmente pericoloso, precisando eventualmente la tipologia e quale misura di sicurezza vada di conseguenza applicata nei suoi confronti. Infine, dovranno stabilire se le condizioni psicofisiche dell’uomo consentono o meno una cosciente partecipazione al procedimento, precisando se lo stato mentale sia eventualmente reversibile o meno. L’incarico sarà assegnato il 23 gennaio prossimo ai medici che eseguiranno la perizia a stretto giro. L’accertamento, al quale non si è opposta la Procura, è stato disposto dal gip preso atto che nella cartella clinica vi è documentazione medica che ne comprova la necessità, garantendo il diritto alla difesa dell’indagato e la posizione di tutti i soggetti coinvolti.
Malavolta è ancora ricoverato all’ospedale Madonna del Soccorso di San Benedetto, in quanto le sue condizioni psicofisiche attualmente non sono ritenute dai medici idonee alla detenzione in carcere, così come disposto dall’ordinanza di custodia cautelare emessa a suo carico dal gip Giusti al termine dell’udienza di convalida dell’arresto operato dai carabinieri. La notte dell’omicidio Malavolta avrebbe agito sotto l’effetto di cocaina, sostanza che assumeva occasionalmente. L’uomo soffriva di problemi psichici pregressi per i quali era stato seguito dal reparto di psichiatria dell’ospedale di san Benedetto e dal Centro di Salute Mentale di Ascoli.