Ascoli, 15 agosto 2024 – Quest’estate, per la pesca, è stata una stagione nera. Mentre gli operatori turistici parlano di una riduzione degli arrivi e delle permanenze, il comparto ittico-alimentare ha sofferto giorni di magra come non ne vedeva da molto tempo a questa parte. A luglio la mucillagine presente sulle direttrici di pesca è stata un vero Nosferatu, e anche se la situazione sembra di nuovo gestibile, la marineria dichiara di aver incassato un colpo tremendo, che il governo deve aiutare a lenire con politiche mirate.
“A galla non vediamo quasi più nulla, sembra tutto pulito a parte qualche problema sul fondo – commenta l’armatore Pietro Ricci – Direi che, in generale, la situazione critica si è attenuata rispetto a luglio, quando la presenza della mucillagine ci ha messo in seria difficoltà, costringendoci a rimanere bloccati per molto tempo”.
Diversi pescatori ancora fanno i conti con la presenza di mucillagini, ma ora bisogna affrontare il nuovo periodo di stop alle attività. “Ora avremo un altro fermo dal 16 agosto al 29 settembre – prosegue Ricci – senza che la nostra richiesta di anticipare gli ultimi 15 giorni a luglio sia stata esaudita. Gli imbarcati ad agosto percepiranno lo stipendio di 15 giorni e la normalità lavorativa tornerà solo a ottobre. Nel frattempo c’è il problema dell’arrivo dei crediti e della cassa integrazione: come si può chiedere alle imprese di andare avanti così?”.
Va ricordato che, a dettar legge sulle politiche del fermo si è aggiunto il recente decreto emanato dal ministero dell’Agricoltura: nell’ambito della pesca a strascico, con sfogliara o rapido, esso consente di svolgere la propria attività fino ad un massimo di tre giorni lavorativi o di 72 ore a settimana, al termine del periodo di fermo biologico, inclusi anche i sabati e le domeniche.
Nel segmento di Adriatico che va da San Benedetto a Bari, lo stop all’esercizio delle attività parte il 16 agosto e finirà il 29 settembre. Nel tratto fra Trieste e Ancona, invece, il fermo resta in vigore dal 31 luglio al 13 settembre. “Torneremo a lavorare a ottobre pescando del novellame, mentre utilizzando metà mese di settembre avremmo avuto tutt’altra situazione – conclude Ricci, che rammenta gli enormi disagi subiti a luglio –. Finché c’è stata la mucillagine le reti erano appesantite, tanto da sembrare ammassi di alghe. I motori erano sovrasfruttati e a rischio esplosione. Molti di noi si sono fermati per cercare di alleggerire l’attrezzatura”.
“Al largo la mucillagine c’è ancora – aggiunge Enzo Raffaele – anche se il periodo peggiore è stato luglio, che per le volanti è stato un autentico disastro, con pochissime uscite da cui si è tratto a riva del prodotto di piccola pezzatura, che generalmente ha pochissimo mercato. A ciò si deve aggiungere l’innalzamento delle temperature e l’assenza di correnti”. L’intero comparto insomma non sembra tutelato per i danni del cambiamento climatico. “Per quanto riguarda i periodi di fermo – conclude – la nostra categoria lo stop ad agosto e ottobre, ma sono periodi che non vanno bene. La pesca è in ginocchio, e senza i sostegni statali non si sa dove andrà a finire”.