FLAVIO NARDINI
Cronaca

Le minacce in Russia, l’operatore ascolano Traini torna a casa: “Facevo il mio lavoro”

L’operatore televisivo del Tg1 ha documentato insieme alla giornalista Stefania Battistina l’avanzata ucraina a Kursk: “Non volevamo diventare notizia ma soltanto documentare ciò che accade”

Simone Traini sta seguendo dall’inizio l’evolversi del conflitto tra Ucraina e Russia per il Tg1

Simone Traini sta seguendo dall’inizio l’evolversi del conflitto tra Ucraina e Russia per il Tg1

Ascoli, 18 agosto 2024 – “Volevo fare solo il mio lavoro, non era nostra intenzione diventare notizia”. In poche parole l’operatore televisivo ascolano Simone Traini riassume quello che sta vivendo in questi giorni. Ore surreali, passate al fianco della sua compagna di viaggio del Tg1, l’inviata Stefania Battistini.

Entrambi sono accusati di aver attraversato illegalmente il confine tra Russia e Ucraina. Lo hanno fatto per continuare quello che stanno facendo da oltre due anni, raccontare la guerra. E così hanno documentato il clamoroso sconfinamento ucraino in Russia, nella regione di Kursk, mandando su tutte le furie i vertici russi che hanno convocato l’ambasciatrice italiana Cecila Piccioni e aperto un procedimento.

“Volevo semplicemente documentare tutto ciò che stava accadendo davanti ai miei occhi, come faccio sempre – ci scrive in un breve messaggio Traini – Non vorrei si parlasse ancora di me anche se siamo ormai su tutti i canali mondiali”. I due sono stati fatti tornare in Italia per sicurezza: “Sì. ce l’hanno chiesto” aveva confermato ieri mattina l’ascolano, arrivato in Ucraina nel febbraio del 2022, poche ore dopo lo scoppio del conflitto.

Sono stati mesi difficili, sin da subito. Nel marzo dello stesso anno, ad esempio, la troupe Rai si trovò i fucili puntati nella propria stanza a Dnipro: “Eravamo in diretta con Uno Mattina – ci raccontò all’epoca Traini –, all’improvviso nel nostro albergo hanno fatto irruzione quattro uomini delle forze speciali ucraine, tra agenti di polizia e soldati in mimetica. Io e il mio collega cameraman siamo stati obbligati a sdraiarci per terra e ci hanno puntato la canna del fucile alla nuca, premendoci le ginocchia sulla schiena. Parlavano soltanto in russo, non conoscevano altra lingua ed era impossibile capirli e farci capire. Nei primi momenti abbiamo avuto paura, ma siamo riusciti a rimanere calmi e a non farli agitare ulteriormente”.

Rischi del mestiere per chi ha scelto di essere testimone della storia. Traini lavora per la ditta di produzioni televisive Xentex, attiva oltre che ad Ascoli anche a Milano. E nel capoluogo lombardo vive da alcuni anni con le sua famiglia, mentre i suoi genitori sono sotto le cento torri. Per evitare rischi ulteriori lui e la giornalista Battistini hanno lasciato la zona di guerra: “L’azienda ha ritenuto, esclusivamente per garantire sicurezza e tutela personale, di far rientrare temporaneamente in Italia la giornalista Stefania Battistini e l’operatore Simone Traini” ha spiegato infatti l’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio.

Nei confronti dei due è scattata la solidarietà della politica e della categoria, a partire dall’Ordine nazionale dei giornalisti, Fnsi, Usigrai e Unirai che si dichiara “al fianco di tutti i professionisti che lavorano all’estero e che ogni giorno danno il massimo per offrire un prodotto di qualità ed autenticità al servizio pubblico”.

Fnsi e Usigrai in una nota congiunta ribadiscono: “L’informazione non si fa con le autorizzazioni preventive. Il racconto delle guerre è sempre difficile e sottoposto alle più varie forme di condizionamento. Minacciare di processo penale chi fa informazione è una di queste”. E aggiungono: “Le giornaliste e i giornalisti di tutto il mondo chiedono da sempre di avere invece garanzie di accesso nelle zone di conflitto, in Ucraina come a Gaza e in ogni area di guerra, dove più urgente è la necessità di sapere cosa accade”.