
Il tribunale di Ascoli in via Dino Angelini: qui si celebra il processo in cui sono accusati il fratello e la sorella
Ascoli, 16 marzo 2025 – Di minacce e lesioni personali sono accusati fratello e sorella per aver ferito volontariamente un loro zio nell’ambito di una controversia familiare. All’attenzione del tribunale di Ascoli ci sono fatti avvenuti il 6 marzo del 2023.
Quel giorno, secondo quanto riferito dalla vittima in sede di denuncia, i due nipoti a bordo di un’auto guidata dalla donna hanno tagliato la strada ad un furgone condotto dallo zio, costringendolo ad accostare e a fermarsi. A veicoli fermi, il nipote è sceso dalla sua vettura e si è avvicinato rapidamente al furgone; a questo punto ha aperto lo sportello e ha colpito con un pugno violento al volto lo zio.
Un gesto accompagnato dalla minaccia di ammazzarlo di botte e di farlo saltare in aria con tutto il suo furgone. Poi è risalito in auto e i due si sono allontanati. Il ferito ha dovuto fare ricorso alle cure dei sanitari dell’ospedale Mazzoni che hanno riscontrato l’infrazione del naso, una lesione ad un occhio con sanguinamento.
I sanitari hanno emesso una prognosi di 30 giorni. Non si trattava però purtroppo del primo avvenimento violento che aveva coinvolto gli esponenti della famiglia. A monte del grave episodio per il quale l’uomo è dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso, il 6 marzo, il nipote aveva già minacciato lo zio, mentre si trovava in casa di alcuni parenti. E quando era avvenuto non era un giorno qualsiasi. Si era infatti tenuta un’udienza davanti al tribunale di Ascoli per la nomina di un amministratore di sostegno per il padre del denunciante; nomina alla quale quest’ultimo si è opposto insieme all’altro fratello. Sarebbe stato questo gesto a determinare il profondo risentimento da parte di sua sorella e dei suoi due figli, quelli dell’inseguimento finito a pugni. Nel corso dell’ultima udienza il giudice Tiziana D’Ecclesia ha sentito la parte offesa, sua sorella e il marito di quest’ultima. I due imputati sono difesi dall’avvocato Mario Ciafrè.