MARCELLO IEZZI
Cronaca

Ascoli, il giallo del soccorritore al fronte: ora spunta un video in mimetica

Un uomo col passamontagna dall’accento piceno insieme ai paramilitari che combattono la Russia. Famiglia in silenzio, l’avvocato: soltanto illazioni. Il 59enne era partito come volontario paramedico

Massimiliano Galletti, 59 anni, era dipendente del Comune di San Benedetto

Massimiliano Galletti, 59 anni, era dipendente del Comune di San Benedetto

San Benedetto (Ascoli), 4 novembre 2024 – È la prima vittima italiana sul fronte ucraino per mano dei soldati russi, Massimiliano Galletti, il volontario di San Benedetto morto a seguito della deflagrazione di una granata nella zona di Kharkiv.

Finora sembrava certo che il 59enne, esperto operatore e addestratore cinofilo, sposato e padre di una ragazza, si fosse recato in Ucraina per operare nelle retrovie come soccorritore paramedico: ieri, però, un altro tassello si è aggiunto a questa complessa vicenda.

È infatti spuntato un video – che risalirebbe ad aprile – della Legione Caucasica, uno dei gruppi paramilitari che arruola combattenti pro Ucraina: in una stanza, insieme ad altri soldati in tuta mimetica e col passamontagna, un uomo con forte accento del Piceno cercherebbe di arruolare combattenti per la causa di Kiev. Anche i pochi caratteri somatici che si intravedono sotto il passamontagna sembrano confermare che si tratti del sambenedettese.

Si sta perfezionando l’unità anche dal punto di vista tecnologico con i droni – dice l’uomo –. Si effettueranno corsi specifici per l’utilizzo di questi importanti strumenti per la causa e la vittoria dell’Ucraina”. Questi ultimi sviluppi, se confermati, cambierebbero lo scenario che fino a oggi ha avuto la vicenda. L’avvocato della famiglia, Carla Tiboni del foro di Pescara, ha licenziato la novità come un’illazione. La famiglia, invece, non ha voluto pronunciarsi.

La notizia della morte di Galletti arriva nel Piceno il 28 ottobre: un messaggio da un numero WhatsApp sconosciuto avvisa la vedova Donatella Scarponi, la madre Vittoria e la figlia Aurora della tragedia che sarebbe avvenuta in un ospedale di Kiev dopo un mese di coma.

“Nessuno per tutto il tempo in cui Massimiliano è stato ricoverato in ospedale ci ha comunicato del ferimento – aveva detto la moglie –. Ci hanno avvertiti solo della sua morte. Ora siamo impegnati a riportare la salma in Italia”.

Massimiliano Galletti era partito la prima volta con la Protezione civile per prestare aiuto alla popolazione in fuga dall’Ucraina verso la Polonia circa due anni fa, con un’aspettativa del Comune di San Benedetto, dove lavorava come messo notificatore, per motivi umanitari.

Il mancato rientro al lavoro aveva indotto il Comune a produrre un provvedimento disciplinare. Scaduto il termine, Galletti ha rinnovato la richiesta per motivi personali e si è recato altre volte in Ucraina. Intanto i mancati contatti di Massimiliano con la famiglia nell’ultimo mese avevano convinto la moglie a presentare alla polizia la denuncia di scomparsa.

Degli spostamenti tra San Benedetto e l’Ucraina di Galletti nelle ultime settimane si stava interessando la Digos, che si era recata anche in Comune per raccogliere informazioni. Prima del rientro della salma in Italia sul corpo di Galletti è stata eseguita l’autopsia, che ha confermato il decesso a seguito delle lesioni subite nell’esplosione della granata sparata con un Rpg lanciarazzi portatile. La vicenda è seguita da vicino dall’Ambasciata italiana a Kiev e dalla Farnesina.

La storia di Galletti ha commosso l’Italia, soprattutto per il post sui social della figlia di 19 anni Aurora, all’indomani della sua morte. “Sei sempre stato il mio punto di riferimento – aveva scritto la ragazza –, la persona sulla quale sapevo di poter contare da bambina, sognavo in futuro di avere un marito come te che mi hai sempre trattata da principessa. Hai sempre trovato le parole giuste per confortarmi anche quando non avevo voglia di sentirti, eri lì per me e ora che non ci sei, più che mai ho bisogno di te, ma so che sei volato via da eroe, l’eroe che sei sempre stato per me e per tutte le persone che hai salvato in questi anni. Sono orgogliosa di te come padre, ma soprattutto come uomo sarai sempre nel mio cuore”.

Si pensava che Galletti fosse un operatore cinofilo alla ricerca di feriti dopo i combattimenti. Ora, foto e video che girano sui social danno una diversa, presunta, visione dell’impegno che avrebbe avuto sul fronte ucraino in guerra contro la Russia.