Ascoli, 19 dicembre 2016 - Vescovo Giovanni D’Ercole, partiamo da una frase di papa Francesco: bisogna combattere la piovra della corruzione e dell’illegalità a cominciare da favoritismi e raccomandazioni che vanno respinte proprio poiché alimentano la corruzione. Lei nel post su Facebook in difesa del suo amico Raffaele Marra, arrestato nei giorni scorsi per corruzione, sembra smentire con i fatti ogni parola di Bergoglio.
«Il giovane Marra, amico di un sacerdote a me molto caro, venne da me diversi anni fa perché lo aiutassi nella scelta di lasciare la guardia di finanza ed entrare nel mondo della pubblica amministrazione. Amici che vivono nel mondo politico mi presentarono ad Alemanno perché era in grado di aiutare Raffaele in questo passaggio che a me pareva importante e da non fare a cuor leggero. A Marra proposi questa possibilità e lì si fermò il mio intervento».
Nel suo post lei dice che ha conosciuto Marra e l’ha presentato ad Alemanno. In un’intervista al Fatto Quotidiano, Marra dice che si rivolse a lei perché voleva entrare nei servizi segreti e lei, appunto, lo portò da Alemanno. Le pare un intervento da poco?
«Tant’è vero che è entrato nei servizi segreti? A questo suo desiderio ho sempre risposto che non solo non ero in grado di farlo, ma che non lo avrei mai fatto perché qui si richiede una vera raccomandazione e questo non è nel mio stile e nei miei principi».
Quindi lei porta una persona da un ministro e non ritiene che questo sia quanto meno un tentativo di raccomandazione?
«Se questa la chiama raccomandazione le debbo dire che nella mia vita non so quanti ragazzi ho orientato e aiutato segnalandoli non perché fossero assunti ma perché avessero la possibilità di essere valutati nelle loro capacità».
In questo momenti in cui perfino la Raggi ha scaricato Marra, lei è una delle poche voci che ancora lo difende. Perché?
«Non lo accuso perché questo è compito della magistratura. Nelle difficoltà le persone non si abbandonano anche quando sbagliano: è questa la mia missione di sacerdote. La giustizia farà il suo corso e se anche verrà condannato, pur riprovando il suo comportamento, avrà sempre bisogno di qualcuno che lo aiuti a risalire la china. A me non tocca giudicare ma continuare a star vicino, oltre che a lui, soprattutto alla sua famiglia, che ha bisogno di un grande sostegno in questo momento».
Come è il suo rapporto con Marra?
«All’epoca l’ho aiutato, come ho fatto con tanta gente. Poi le persone vanno avanti, e camminano da sole. Non faccio il mentore o l’assistente. Ogni tanto lo chiamavo ma ultimamente, da quando è entrato in politica, non l’ho più cercato. Ognuno fa la sua strada. Magari l’ho chiamato per gli auguri di Pasqua e Natale».
Perché un vescovo deve ergersi a difensore di Marra dopo tutto ciò che c’è negli atti, dai soldi a Malta alle case con lo sconto e all’ipotesi di corruzione? Al di là dell’epilogo giudiziario, non sembra una vita ispirata ai valori evangelici.
«Non sto sostenendo nessuno. La giustizia faccia il suo corso ma da un punto di vista umano un prete non può abbandonare nessuno».
Nel suo post però diceva che non crede che Marra possa essere capace di essere corrotto...
«Certo, perché è quello che ho sempre creduto. Ma se sono stato imbrogliato lo riconoscerò, dove è il problema?».
Lei ha scritto che troppo spesso si finisce nel tritacarne mediatico, come successo a lei, assolto poi due volte. E questo è il motivo per cui è intervenuto su questa vicenda: ma quanti poveri cristi finiscono dietro le sbarre in carcerazione preventiva? Perché difendere proprio un uomo di potere come Marra?
«Lo faccio a sostegno di chiunque. L’ho già scritto altre volte. E’ una mia battaglia. Ogni persona ha diritto a essere rispettata e non mediaticamente giustiziata prima di essere giudicata dalla magistratura e condannata. Chi è passato per questo calvario sa di che sto parlando».