REDAZIONE ASCOLI

L’ex collega: " Da tempo non avevamo più contatti. Si era isolata e questa è stata forse la sua condanna"

"C’è un grande vuoto nel mondo della scuola: era una maestra che lasciava il segno". È questo il pensiero collettivo...

"C’è un grande vuoto nel mondo della scuola: era una maestra che lasciava il segno". È questo il pensiero collettivo...

"C’è un grande vuoto nel mondo della scuola: era una maestra che lasciava il segno". È questo il pensiero collettivo...

"C’è un grande vuoto nel mondo della scuola: era una maestra che lasciava il segno". È questo il pensiero collettivo di chi ha avuto modo di conoscere e lavorare al fianco di Emanuela Massicci. "Siamo state colleghe, ma anche amiche. Da tempo non avevamo più contatti: si era isolata, e questa è stata forse la sua condanna. Era bravissima nel suo lavoro, professionale ed empatica, che la sua morte possa aiutare chi ancora non ha il coraggio di parlare". La voce arriva da un’ex collega che preferisce restare anonima, ma che si unisce a quella corale di tutto il mondo scolastico, chiamato ora a riflettere sull’importanza del suo ruolo all’interno di una società che si mostra sempre più spietata.

"Ogni femminicidio è un fallimento collettivo. Deve spingerci a riflettere sullo stato delle nostre relazioni, della nostra cultura e dei valori che trasmettiamo alle nuove generazioni". La pensa così Maria Angela Alessandrini, docente dell’ Isc Mazzocchi Umberto I: "È importante coinvolgere gli studenti in attività che non si limitino alla teoria, ma che prevedano simulazioni, discussioni, pratiche e momenti di confronto". Tuttavia, c’è chi ritiene che la scuola, da sola, non può arrivare laddove non arriva la famiglia. È il caso di Paola Panarese, docente dell’Ic Spinetoli – Pagliare: "Ciò che mi sconvolge di più di questi atti di violenza è la (almeno apparente) mancanza di senso. Annientare la propria famiglia, annullare se stessi è forse per questi uomini l’unica via d’uscita di fronte alla frustrazione. Per scardinare la cultura del patriarcato è necessario che siano i padri, i mariti, i compagni, i fratelli per primi a reclamare insieme alle donne un cambiamento radicale delle coscienze. La scuola può fare tanto per sensibilizzare i giovani, ma la rivoluzione profonda deve partire dall’educazione familiare". La scuola resta però uno spazio di salvezza per tutti quei ragazzi che provengono da contesti familiari disfunzionali, forse l’unico dove poter apprendere i principi dell’uguaglianza e del rispetto reciproco, precursori della tanta ambita parità.

La pensa così anche Alessio Alessandrini, docente dello stesso Isc: "Fatti come questi sono importanti campanelli di allarme – afferma –. In una società perennemente il lotta, dominata dal costante gioco delle colpe, è ora di sedersi tutti a tavolino per tornare a fare comunità. Solo così sarà possibile scardinare la logica del dominio e della prevaricazione".

Valeria Eufemia