"Siamo stufi, stufi di non avere niente qui le cose non cambiano, peggiorano". Daniela Caruso è la proprietaria di un negozio di alimentari, in un container nello spazio dedicato alle casette Sae in quello che resta di Arquata capoluogo. Nel suo negozio vende beni di prima necessità e da lei si serve chi, dopo il terremoto, ha scelto di restare in zona. E’ una delle poche attività commerciali ancora attive, affianco ad un bar che offre ristoro agli operai dei vari cantieri e ad una lavanderia chiusa da poco. "Sarebbe importante riaprirla, serviva anche ai muratori, o a chi è qui di passaggio con i camper. Prima la usavano anche le persone che facevano il Cammino delle Terre Mutate che passa di qua, ora non si fermano neanche più, saltano la tappa".
In 8 anni cos’è cambiato?
"Assolutamente niente, qualche cantiere partito. Qualche casa, la Caserma dei Carabinieri sarà pronta a breve. Ma il resto è bloccato, i tecnici prendono i lavori, li portano avanti per un po’ e poi si dedicano ad altro".
Com’è la situazione?
"Non si pensa a niente, non si fa nulla. Le piazzole dei camper, che dovevano partire anni fa, restano chiuse. Le nuove aree non sappiamo neanche dove saranno collocate. Non ci sono turisti, si sono stufati a venire, non c’è mai posto per dormire, non c’è un posto dove fare cena".
Qual è la prima necessità da risolvere?
"I posti letto, e non ci sono, neanche per gli operai. Dormono a Roccafluvione. I cimiteri sono abbandonati, fermi da 8 anni, non si può entrare secondo i cartelli, ma non ci sono cantieri. Siamo tornati con entusiasmo, ora siamo stufi. Chi ha figli giovani qui non torna, io pensavo che in 8 anni avrebbero cambiato tante cose, ma non è così. Dovevano fare laboratori e attività, al PalaRotary. Non c’è nessuno dentro, solo numeri da chiamare. Servono i letti, non i laboratori".