Si è parlato anche di caporalato (che c’è ma non si vede) ieri durante la carovana Uil in piazza Arringo. Tra gli intervenuti, il prefetto di Ascoli Sante Copponi, Claudia Mammuccari (Ula), Giorgio Rocchi (Caritas Diocesana), don Peppe Capecci (Pastorale del lavoro della diocesi di Ascoli). Copponi ha detto che "abbiamo un tavolo tecnico permanente, da me presieduto, nel quale le istituzioni come Ispettorato, Ast, Inps Inail, le associazioni di categoria e sindacati, affrontano queste e altre problematiche, specie per intercettare situazioni di criticità. La prossima riunione è a fine mese. Il monitoraggio dei flussi di manodopera è fondamentale – ha detto - per capire il fabbisogno e cercare di far sì che il reperimento di manodopera avvenga attraverso canali regolari e non, invece, attraverso la perpetrazione di un reato, quello del caporalato. Cosa che è avvenuto in altre realtà dove si è dovuto ricostruire". Copponi ha operato in provincia di Matera toccando con mano il problema del caporalato.
"Il caporale è prestato da organizzazioni mafiose e quindi c’è il collegamento fra agricoltori e criminali. Il caporalato – ha aggiunto – danneggia i soggetti deboli a cui viene tolta dignità da sfruttatori che approfittano di uno stato di bisogno del lavoratore, spesso un migrante". Enrica Mammuccari ha sottolineato che "dovremmo regalare la visione di modello di sviluppo sociale al nostro presente e al futuro delle nuove generazioni.
"I fantasmi ci sono anche nelle Marche – ha detto – spesso migranti che nel tempo diventano sfruttatori dei propri connazionali. Le Marche sono la seconda regione per incidenza di irregolarità, con il 70% rilevate in tutti i settori. Il 18,8% dei lavoratori di agricoltura vengono assunti per un numero di giornate inferiori alle 10 ore annue. La migrazione è necessaria all’agricoltura e a tutti i settori produttivi, ma dobbiamo vigilare che ci siano assunzioni regolari, promuovendo cultura della legalità in tutti i settori produttivi".
Don Peppe Capecci ha auspicato che "torni la dignità del lavoro per tutti. In questo senso dobbiamo creare la giustizia che crea la pace". Giorgio Rocchi ha rimarcato che "gli effetti del caporalato non si vedono, ma ci sono. Non riflettiamo abbastanza sulle conseguenze che ci sono dietro al caporalato. La Caritas cerca di agire e indagare le cause per rimuoverle. Inclusione sociale e dignità sono i valori su cui dobbiamo tutti convergere".
p. erc.