Il fenomeno della violenza e delle baby gang in particolare è particolarmente sentito e non soltanto sulla Riviera delle palme. Ieri ci siamo occupati del problema con ampi servizi, dopo l’aggressione ai danni di un impiegato bancario di 53 anni avvenuta la notte di capodanno sull’isola pedonale di San Benedetto. Oggi registriamo alcune riflessioni che ci sono state inviate dal nostro lettore, il dottor Nello Giordani, pensionato di Ascoli Piceno, ex Giudice minorile, criminologo clinico, docente di psicologia presso l’Università Politecnica delle Marche.
"Ho avuto la possibilità e l’onore di occuparmi sempre di adolescenti e giovani e per tale ragione mi sta molto a cuore la loro esistenza in una società disattenta e sgangherata, svuotata dei contenuti più umani e significativi indispensabili alla crescita di ogni essere umano – spiega il dottor Giordani – Il fenomeno dell’aggressività giovanile è antico. Esplode con forme diverse ed estese nell’epoca del consumismo vistoso, e di recente coinvolge anche le ragazze che prima erano al riparo da ciò. La dottoressa Roberta Bruzzone (da noi intervistata sul fenomeno nel servizio di ieri ndr) propone di abbassare l’età della punibilità, ma dimentica che è già possibile; anche per gli infra quattordicenni il magistrato minorile può disporre misure di sicurezza: inviare l’autore di reato ad una Comunità per minori allo scopo rieducativo. Ciò in quanto, com’è noto da millenni, la punizione non migliora nessuno, anzi, più spesso peggiora se non ha l’obiettivo di rieducare e formare, soprattutto i minorenni. La verità è sotto gli occhi di tutti – aggiunge Giordani – i nostri adolescenti sono sbandati e sfortunati perché vivono nell’epoca del consumismo vistoso, deprivati nella sostanza delle relazioni umane autentiche, dialogano con le macchine, vivono con i monitor, svuotati emotivamente dai media digitali, istigati all’acquisto incessante di oggetti, immersi in un sistema scolastico dove i docenti sono sempre più demotivati e svalorizzati nel loro ruolo. La conoscenza, il sapere, la cultura hanno sempre meno valore nella società digitalizzata. Ha ragione Marco Quercia (ex direttore del Sert di Ascoli ndr) nell’additare l’abuso di alcol e sostanze psicotrope fra i giovani uno dei motivi istiganti, ma c’è un problema eziologico: perché sentono il bisogno di stordirsi la coscienza con sostanze psicoattive? Perché anche nei momenti di ritrovo fra amici non riescono a divertirsi senza l’alcol? Il sistema sociale non ha altre strade che puntare sulla prevenzione dal disagio, dal degrado umano, dall’ignoranza, dalla delinquenza. Punire è inevitabile, ma significa investire risorse ingenti per rattoppare. In una società sciatta la nostra è sempre più una generazione orfana".
Marcello Iezzi