La protesta dei cacciatori. Prime aperture in Regione:: "Rispettate le promesse"

Caccia al cinghiale finita al centro della polemica, Antonini annuncia la volontà di azzerare alcune tariffe. Casini incalza: "È bene che si metta mano alle norme".

La protesta dei cacciatori. Prime aperture in Regione:: "Rispettate le promesse"

Alla stagione venatoria finora ha preso parte solo una delle 22 squadre attive in provincia

Dopo due settimane dalla riapertura di una stagione venatoria a cui, ad oggi, ha preso parte solo una delle 22 squadre attive in provincia, la protesta dei cacciatori del Piceno giunge fino ai banchi del Consiglio regionale. Da un mese a questa parte, la caccia al cinghiale è finita al centro di una polemica legata al prolungamento della stagione di un ulteriore mese rispetto ai tradizionali tre, con una serie di aumenti a carico di oltre 1.000 appassionati che, in assenza di passi indietro della Regione, hanno scelto di incrociare le braccia e non partecipare alla caccia. Una scelta che, alla luce della diffusione della peste suina africana e dei rischi che la presenza massiccia del cinghiale rende piuttosto evidenti ad agricoltori e – specie ultimamente – automobilisti, ha destato parecchia preoccupazione, richiamando l’attenzione della Regione anche attraverso un’interrogazione presentata da una delegazione di consiglieri in quota Pd.

Nella giornata di ieri l’assessore alla Caccia Andrea Maria Antonini è intervenuto in Consiglio sull’argomento, annunciando la volontà di azzerare le tariffe per le ispezioni sanitarie e le analisi di laboratorio a cui gli animali abbattuti devono essere sottoposti. Si tratta di un primo punto a favore dei cacciatori piceni, che con tutta probabilità non basterà a cambiare le carte in tavola ma che apre uno spiraglio sul ritorno nei boschi da parte di coloro che, in media, abbattono tra i 1.200 e i 1.500 cinghiali nel giro di tre mesi.

"Le pubbliche amministrazioni parlano per atti, quindi è bene che gli assessori alla Caccia e alla Sanità provvedano immediatamente a mettere in atto quanto promesso e ottenuto grazie all’atto ispettivo del Partito Democratico – commenta Anna Casini, capogruppo Pd e prima firmataria dell’interrogazione – Anche l’assessore alla Caccia (Antonini, ndr) ha ammesso che con il decreto Agricoltura del governo Meloni c’è la possibilità di un aggravio di costi per i cacciatori. In attesa di vedere gli atti, è bene che si metta mano alle norme affinché l’attività venatoria nella Regione Marche non diventi una corsa ad ostacoli, con conseguenze serie sui risultati attesi per l’eradicazione e il controllo degli ungulati. Basti pensare all’aumento del periodo di caccia: non sarebbe stato più utile prorogare la chiusura anziché anticipare l’apertura, visto che i boschi sono molto frequentati in questi periodi? L’auspicio è di introdurre azioni specifiche e una modifica del regolamento sulla disciplina per la gestione degli ungulati, ad esempio con l’introduzione della figura del cacciatore formato".

Federico Ameli