"Vogliamo salario e diritti. Non siamo lavoratori di serie B". Una cinquantina di dipendenti della cooperativa Clo di Milano, addetta a stoccaggio e smistamento merci per la Magazzini Gabrielli Spa, si sono trovati ieri mattina davanti allo stabilimento di Maltignano per protestare contro il mancato rispetto dei propri diritti. A coordinare il presidio allestito è stata l’Unione sindacale di base lavoro privato (Usb) di Ascoli Piceno, ormai da tempo impegnata in prima linea sul campo a difesa dei diritti dei lavoratori di questo sito. "C’è stata una buona adesione e partecipazione – commenta Francesco Bracciani di Usb –. La mobilitazione organizzata vuole dare seguito allo sciopero già andato in scena in occasione delle intere giornate di venerdì 6 e sabato 7 dicembre. Con questa decisa presa di posizione abbiamo voluto nuovamente porre al centro delle attenzioni le rivendicazioni e le istanze dei lavoratori del sito di Maltignano di fronte ad un inaccettabile atteggiamento di chiusura da parte della cooperativa".
I lavoratori e la sigla sindacale restano in lotta per rivendicare tutta una serie di condizioni lavorative imprescindibili che la cooperativa Clo avrebbe negato ai propri dipendenti. "Innanzitutto rivendichiamo il diritto alla malattia e all’infortunio sul lavoro retribuiti al 100% – prosegue –. Anche se il Gruppo Gabrielli fattura 1,3 miliardi di euro, continua ad affidare la gestione logistica delle proprie merci ad una cooperativa che, nonostante abbia comunque un fatturato di circa 100 milioni di euro, non retribuisce al 100% la malattia e l’infortunio. Come avviene per la stragrande maggioranza dei lavoratori dipendenti. Ad oggi un lavoratore Clo che si ammala per un’intera settimana perde circa il 70% della retribuzione complessiva. Questa condizione, oramai anacronistica, è estremamente penalizzante nonché pericolosa perché, in certi casi, costringe i lavoratori a recarsi sul luogo di lavoro malati pur di non perdere buona parte della retribuzione. Tra l’altro lo stesso infortunio sul lavoro viene retribuito solo parzialmente. In secondo luogo vogliamo che venga rispettato il diritto ad un premio di produttività che possa essere realmente raggiungibile e in grado di garantire una retribuzione integrativa legata ai reali indici di inflazione nonché alla gravosa produttività richiesta al fine di recuperare parte del salario eroso negli anni da un’elevata inflazione e da miseri rinnovi contrattuali".
A ciò si aggiunge il riconoscimento di un buono pasto giornaliero. Una proposta che finora la cooperativa non ha preso neanche in considerazione. "Su questi temi i lavoratori sono stanchi di ricevere solo briciole – conclude Bracciani –. Dopo aver subito tagli salariali nel 2020 e 2021 per circa 3.500 euro ciascuno, chiediamo risposte concrete. I lavoratori sono determinati a proseguire nella lotta per migliorare la propria condizione lavorativa sia sotto l’aspetto economico che normativo perché non si tratta solo una questione economica, ma soprattutto di rispetto e dignità".
Massimiliano Mariotti