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Cronaca

Infermiere Wick di nuovo a processo, il procuratore di Ascoli: “Travisamento delle prove nella sentenza di appello”

Caso delle morti sospette avvenute nella Rsa di Offida. Umberto Monti soddisfatto dopo che la Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione arrivata in Appello ad Ancona, mentre la corte di Macerata si era espressa con l’ergastolo in primo grado

L'infermiere ascolano Leopoldo Wick

L'infermiere ascolano Leopoldo Wick

Ascoli, 15 gennaio 2025 – “Ero certo della correttezza delle indagini e del rispetto delle garanzie difensive in ogni fase del procedimento”. Il procuratore di Ascoli Piceno Umberto Monti commenta con soddisfazione le motivazioni del pronunciamento con il quale la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza assolutoria emessa dalla Corte d’Assise d’Appello di Ancona nei confronti di Leopoldo Wick, infermiere accusato di omicidio e tentato omicidio in relazione alle morti sospette avvenute presso la Rsa di Offida. La decisione dispone un nuovo processo, confermando la validità delle indagini preliminari e la piena utilizzabilità delle prove raccolte che erano state invece escluse nel processo di secondo grado. Secondo la Suprema Corte, non vi è stata alcuna violazione dei diritti della difesa durante le indagini e gli elementi probatori – incluse analisi scientifiche e consulenze tecniche – sono pienamente legittimi.

Monti sottolinea come la Cassazione abbia riscontrato un "palese errore di diritto" nella decisione della Corte di Ancona, che avrebbe confuso aspetti concettuali distinti e ignorato consolidate interpretazioni giurisprudenziali. “La motivazione della Corte di Macerata, che aveva condannato all’ergastolo Wick, era articolata e basata su una rigorosa valutazione delle prove, mentre quella di Ancona presentava lacune evidenti, che rendevano inevitabile l’annullamento”, dichiara Monti.

Tra gli errori rilevati dalla Cassazione, il procuratore ha citato il “travisamento delle prove, come l’affermazione errata che fosse stata effettuata una sola autopsia, quando in realtà erano due. La mancata considerazione della seconda autopsia e le carenze di motivazione nei casi di decesso contestati sono state giudicate gravi e determinanti. La sentenza di Ancona – aggiunge Monti – rappresentava un’eversione (nel senso letterale del termine: ex-versus) dell’intero sistema delle indagini preliminari quale delineato dalla disciplina codicistica e dalla interpretazione offerta dal giudice di legittimità, come scritto dalla Procura Generale della Cassazione. Ora – conclude – le prove e la sentenza di condanna di Macerata saranno sottoposte a una nuova valutazione, libera da errori e travisamenti”.