
Per fermarlo è stato usato il taser
E’ finito nei guai per ben quattro volte, ha affrontato altrettanti processi che alla fine sono finiti tutti allo stesso modo, con un proscioglimento perché ogni volta era incapace di intendere e di volere "per vizio totale di mente" al momento di commettere i reati contestati. L’uomo in questione è un marocchino di 45 anni difeso dall’avvocata Marica Martoni. L’extracomunitario residente ad Ascoli si è fatto notare il 28 marzo del 2022 quando è stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale. Era stato fermato da una pattuglia dei carabinieri intervenuti perché era stata segnalata a viale Indipendenza la presenza di un soggetto che scagliava oggetti, tra cui una bottiglia. Alla vista dei militari dell’Arma, il 45enne ha dato in escandescenze, rifiutando di consegnare i documenti e tentando di colpire con pugni e calci i due carabinieri.
Il 16 maggio è finito nei guai per aver imbrattato con una polvere nera il basamento di una colonna della chiesa di San Francesco in piazza del Popolo. L’8 agosto dello stesso anno aggredì un connazionale, lo gettò a terra puntandogli contro un coltello; quando l’aggredito tentò di fuggire gli ha scagliato contro un oggetto, colpendolo alla nuca, provocandogli un trauma cranico e abrasioni multiple. Il 12 agosto 2022 i carabinieri furono costretti ad intervenire nell’abitazione del marocchino per dare esecuzione ad un ordine di custodia cautelare emesso dal tribunale di Ascoli. L’uomo si avventò contro i militari dell’Arma e anche questa volta brandì un coltello estratto repentinamente dalla tasca dei pantaloni. Cercò di colpirli al volto; alcuni fendenti finirono sui giubbotti anti proiettile che prudenzialmente i carabinieri avevano indossato, conoscendo il soggetto e la sua pericolosità.
Per placarlo, i militari dell’Arma quel giorno dovettero usare il ’Taser’ e fu la prima volta che accadeva nella provincia di Ascoli. Per due volte dovettero utilizzarlo, visto che dopo la prima, il marocchino continuava a stringere in mano il coltello. Infine fu ammanettato. L’aggressione costò al marocchino l’accusa di tentato omicidio, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e minacce. In ognuno dei processi affrontati per i casi in questione il tribunale ha disposto una perizia che ha sempre accertato l’incapacità di intendere e di volere per un "disturbo psicotico paranoideo cronico e un disturbo antisociale di personalità", disponendo nei suoi confronti il ricovero in una struttura sanitaria (Rems), alla luce dell’acclarata pericolosità sociale che si è riverberata nel tempo.
p.erc.