Sono sempre meno gli imprenditori attivi nelle Marche, anche se ad Ascoli un piccolo barlume c’è: gli stranieri. I dati arrivano dal report della Cgia, Associazione Artigiani e piccole imprese, di Mestre che fotografa bene la situazione in base ai dati di Infocamere relativi al periodo che va dal 2013 al 2023. Nella lista delle province italiane, le marchigiane sono praticamente in fondo all’elenco. Ultimissima è Macerata che conta 5.916 amministratori italiani in meno e un calo di 487 unità anche negli imprenditori stranieri, calo totale di 6.419. La classifica, stilata in base alla presenza di titolari non italiani, vede le province marchigiane alternarsi con quelle di Palermo, Mantova e Biella. Male anche Ancona con una perdita totale di 9.834 imprese, registrata per lo più tra gli italiani (9.558) ma notevole anche tra gli stranieri (251). Fermo e Pesaro e Urbino non si distaccano dalla media locale: 4.571 chiusure in totale per la prima, 6.972 per la provincia unita. E poi c’è Ascoli, con una situazione leggermente migliore, che chiude i dieci anni 2013-2023 con un quadro sempre in negativo per quanto riguarda gli amministratori italiani, ma in positivo per gli imprenditori stranieri. Sono state 3.132 le imprese totali chiuse nel decennio, con una maggioranza italiana (3.139) e una piccola parte ‘non classificabile’ (38). A portare la speranza sono quelle 45 nuove figure imprenditoriali non italiane che invece in questi ultimi 10 anni hanno aperto le loro attività in zona. Un numero, comunque, ben distante da quelli registrati in altre province italiane, ma che porta il piceno in una situazione di ‘vantaggio’ rispetto alle vicine località regionali.
La situazione italiana è chiara: i nuovi imprenditori in questi ultimi dieci anni sono stati per lo più non italiani, specialmente nelle grandi città in espansione, come Milano, Napoli, Roma e Torino, che appunto si trovano nel podio della classifica. C’è da tenere in considerazione che dal 2013 al 2023 la penisola italiana ha affrontato notevolissime difficoltà, economiche e non solo, e che gli ultimi due anni analizzati si riferiscono al periodo pandemico che ha dettato la cessazione di un considerevole numero di aziende, e dunque, di imprenditori. Ciò che resta comunque curioso è che mentre in tutta la penisola i dati che parlano dell’imprenditoria straniera sono in positivo, le province marchigiane sono estremamente controcorrente. Solo Ascoli infatti, come detto, accenna un minimo di positività con le 45 aziende amministrate da non italiani. Stando ai numeri però, le Marche non sono a misura di straniero.
Ottavia Firmani