REDAZIONE ASCOLI

Il Vettore superstar. La faglia creata dal terremoto 2016 è di interesse mondiale

Al 37esimo Congresso internazionale dei geologi in Sud Corea l’enorme spaccatura generata dal sisma riconosciuta come sito speciale. Il prof Antinori: "Così si capisce come si muove l’Appennino".

Al 37esimo Congresso internazionale dei geologi in Sud Corea l’enorme spaccatura generata dal sisma riconosciuta come sito speciale. Il prof Antinori: "Così si capisce come si muove l’Appennino".

Al 37esimo Congresso internazionale dei geologi in Sud Corea l’enorme spaccatura generata dal sisma riconosciuta come sito speciale. Il prof Antinori: "Così si capisce come si muove l’Appennino".

La riattivazione del sistema appenninico che ha originato il terremoto del 2016 nell’Italia Centrale ha creato un sito geologico di straordinaria importanza sotto il profilo didattico, conoscitivo e divulgativo. Si tratta della faglia del Monte Vettore. Nel corso del 37esimo Congresso geologico internazionale tenutosi in Corea del Sud, a seguito della proposta fatta dall’Ispra, la faglia è stata riconosciuta patrimonio geologico mondiale e inserita nella lista dei duecento siti geologici a più alto valore scientifico. L’aspetto straordinario è che questa frattura della crosta terrestre sia visibile a tutti. E’ un geosito formatosi nel nostro tempo e, quindi, documentabile.

Negli ultimi 800 anni non c’era stato nulla di simile e di così visibile nelle nostre zone. Il primo pensiero, quando sentiamo nominare la parola terremoto, è quello della distruzione e della morte, soprattutto se durante quelle interminabili scosse che hanno raso al suolo intere comunità eravamo presenti o abbiamo avuto amici o parenti coinvolti nel disastro. Eppure quello che è accaduto otto anni fa, a giudicare da quanto deciso dal Congresso geologico internazionale, ha anche un incredibile valore scientifico. Ne abbiamo parlato con il geologo Andrea Antinori.

Antinori, qual è l’importanza della faglia originatasi sul Monte Vettore a seguito degli eventi sismici del 2016, a livello prettamente scientifico?

"E’ una faglia che si è attivata più volte nel Quaternario e nel 2016 si è vista l’attivazione in tempi reali con un rigetto, cioè lo spostamento fra i due piani di faglia, che misura ben oltre un metro e mezzo e va in profondità fino a una trentina di chilometri".

Può spiegarci che cosa sono le faglie?

"Sono spaccature che non sono mai un elemento unico ma si muovono in famiglie, sono diverse, parallele fra loro e poi una, come in questo caso, si manifesta in modo più evidente delle altre. Il piano di Castelluccio è la zona che si ribassa rispetto al Monte Vettore che rimane sopraelevato".

Quindi è come se si creasse un costante dislivello tra le varie faglie?

"Una sorta di enorme scalinata. Dal punto di vista geologico il piano di Castelluccio è un Graben (fossa tettonica) e il Vettore rappresenta l’Horst (pilastro tettonico). Ciò che si presenta assomiglia quindi a una grande discesa che parte dal punto più alto, poi scende con il piano di Castelluccio e ancora con il piano di Norcia e così via, verso in Tirreno. Si può osservare il versante occidentale dell’Appennino con zone di scarpata e zone di ripiano; le zone di scarpata sono le faglie lungo le quali il ripiano si abbassa".

Le faccio una domanda che viene di solita posta a tutti i geologi, quando si occupano delle nostre zone: nessuna previsione sui prossimi movimenti?

"Ovviamente no, non si può prevedere a breve, geologicamente parlando. Questo fenomeno è il prosieguo verso nord di quello che era accaduto a L’Aquila. E’ un sistema che borda tutto l’Appennino".

Tale riconoscimento a livello mondiale della faglia del Vettore cosa porta a voi scienziati e a voi geologi, in particolare?

"Dal punto di vista della prosecuzione degli studi geologici non porta a nulla perché sono zone ampiamente osservate e studiate, da sempre".

Ma si tratta di un riconoscimento molto importante?

"Dal punto di vista, invece, educativo e divulgativo, porta a molto perché permette di fornire indicazioni a qualsiasi persona che voglia comprendere come si muove l’Appennino. In qualità di divulgatore scientifico posso andare a colpo sicuro perché questo è un luogo in cui determinati fenomeni sono diventati visibili. E’ un po’ come se potessimo aprire un libro di geologia a una precisa pagina".

Paola Olmi