Acqua e fango, smottamenti, strade allagate e chiuse, alberi abbattuti, scantinati e garage allagati lungo tutta la fascia costiera del Piceno e nell’immediato entroterra. Personale delle protezioni civili, dipendenti comunali, polizie locali e personale della Picenambiente a lavoro per tutta la notte tra mercoledì e giovedì e nella giornata di ieri per fronteggiare i danni e le emergenze causate dal passaggio della violenta perturbazione. Sotto accusa, per le inondazioni di fango in molte zone di San Benedetto e Grottammare, gli scavi per la realizzazione del metanodotto della Snam. A San Benedetto la situazione più critica è quella che si è registrata lungo la strada Montagna dei Fiori, che costeggia il torrente Albula dopo il Ponterotto a cavallo tra i comuni di San Benedetto e Acquaviva Picena. Durante il finimondo decine di auto sono rimaste intrappolate nel fango. Gli occupanti, in preda al panico, sono stati aiutati dai vigili del fuoco di San Benedetto intervenuti in massa. Vi sono stati momenti di grande preoccupazione anche per l’esondazione dell’Albula nella zona industriale di Acquaviva e soprattutto per il livello di guardia raggiunto dal torrente nelle prime ore della serata nel tratto che attraversa la città dal Ponterotto al mare. Un episodio che ha riportato i meno giovani a 54 anni fa, quando il 15 ottobre del 1970 a seguito di un violento nubifragio il corso d’acqua esondò causando la morte Carlo Fares che viveva proprio nel Ponterotto. Fu travolto dalla corrente limacciosa dell’Albula mentre tentava di salvare il maiale ricoverato nel porcile non distante dall’alveo del torrente.
Una tragedia che vide anche molti feriti e una cinquantina di famiglie sfollate in via della Pace, oltre ai danni subiti da attività artiginali e commerciali. Una tragedia che è già accaduta e bisogna evitare, con manutenzioni e lavori mirati. Il personale che ha lavorato lungo l’Albula nella serata di mercoledì fa rilevare la cattiva gestione dei terreni attorno al corso d’acqua dove sono piombate tonnellate di fango e ramaglie di alberi. Rilevata anche la tardiva chiusura della strada, eseguita poi dalla polizia locale di San Benedetto e dell’arrivo della ruspa per sgombrare la carreggiata e sbloccare le macchine, almeno una ventina, rimaste imprigionate nel fango con dentro anche donne e bambini. A peggiorare la situazione anche la mancata tenuta delle scoline lungo la carreggiata e dei tombini per il deflusso dell’acqua. Per risolvere le criticità, un grande lavoro è stato compiuto dal personale dei comuni, ma soprattutto della Picenambiente che ha richiamato in servizio tutto il personale e messo all’opera mezzi meccanici per ripulire le strade. Strade allagate anche in centro, in zona Ballarin, in via Calatafimi e alcuni tratti della statale Adriatica e a Porto d’Ascoli.
Da Snam fanno sapere che "nei tratti di Grottammare e San Benedetto dove si sono verificati gli eventi sono presenti cantieri Snam per i quali gli scavi aperti sono minimi e messi in sicurezza. Le imprese realizzatrici per conto di Snam si sono rese disponibili ad aiutare i Comuni e gli enti del territorio. Le imprese e le direzioni lavori monitorano costantemente i cantieri per mantenerli in sicurezza e per aiutare il territorio".
Marcello Iezzi