REDAZIONE ASCOLI

Il grande schermo intanto resiste "Anni difficili ma non molliamo"

Tra i settori più colpiti dalle restrizioni per il Covid fino allo scorso giugno, le sale del Piceno cercano di restare a galla. Ferretti dell’Odeon: "Siamo tra i luoghi chiusi più sicuri". Komino: "Scegliamo la cultura"

Per il cinema sono stati mesi, anzi anni, di sofferenza. Forse pochi ricordano le dure restrizioni imposte alle sale fino allo scorso giugno. E forse un numero ancora minore di persone ricorda come, a inizio lockdown, una rediviva Mina avesse cantato la sigla dello spot tv per la piattaforma Disney Plus: i cinema sarebbero rimasti chiusi per chissà quanto tempo e le piattaforme dovevano sfruttare il momento per entrare, ancor di più, nelle case degli italiani. Possibilmente, sospinte dall’ugola di una diva nazionale. E le sale? Forse sarebbero state dimenticate, forse no, ma in fondo importava a qualcuno? Alcuni la vedono come una questione di inutile nostalgia. Altri, invece, la questione non la inseriscono affatto nel proprio panorama culturale. Eppure la morte del cinema, semmai i cinema dovessero morire, una questione importante la pone: soprattutto, perché nei cinema il pubblico è andato a ‘scuola’ di film. In sala, gli spettatori non hanno solo consumato prodotti audiovisivi, ma li hanno assorbiti per imparare qualcosa. E di questo qualcosa, di questa magia, chi si occupa di cinema riconosce l’esistenza. "Al cinema si sta in silenzio, si presta attenzione, non si disturba il prossimo – dice Pietro Ferretti, del Cinema Odeon a Campo Parignano – ma è un luogo su cui sono stati veicolati messaggi sbagliati. Ad esempio, che è pericoloso: con tutte le restrizioni che abbiamo subito, l’idea trasmessa è che le sale siano posti in cui ci si può contagiare, mentre probabilmente sono tra i luoghi al chiuso più sicuri. Con l’opportuno distanziamento e il ricambio d’aria, al cinema c’è ben poco da temere. E invece, per queste restrizioni, abbiamo conosciuto anche una flessione del nostro ‘zoccolo duro’. Ci auguriamo che si torni ad avere una percezione diversa di questa esperienza, speriamo che non sia definitivamente compromessa". Prima della riapertura, gli stessi titolari porteranno avanti l’iniziativa dei film a 2 euro, ma al Multiplex di Castel di Lama. Anche il Piceno è chiuso per l’estate, e ripartirà nei primi di settembre.

"Abbiamo sofferto per tutto quello che ci è stato imposto – dice Ina Komino – tra greenpass rafforzato, obbligo di mascherine, spazi contingentati. Dal canto nostro non rinunciamo ad offrire proiezioni d’autore, perché Ascoli ha tante sale e quindi c’è spazio sia per i blockbuster sia per proposte ‘di nicchia’. Noi abbiamo scelto questa nicchia". Alla base, un progetto che intende portare i migliori titoli di Cannes e Venezia in una provincia desiderosa di settima arte. "Ci auguriamo di avere un autunno senza sorprese dal punto di vista sanitario – conclude Komino – e comunque speriamo che le autorità sappiano gestire la situazione con lungimiranza". Tanti i titoli che, nei due cinema ascolani, hanno avuto successo: da ‘Top gun’ a ‘Un eroe’ fino al nostrano ‘E’ stata la mano di Dio’ e il pluripremiato ‘Drive my car’: buoni numeri al botteghino, che testimoniano la presenza di un pubblico ancora reale. L’atmosfera, paradossalmente, si raffredda se si va sulla costa. A San Benedetto, con la chiusura estiva del Concordia, per la terza estate consecutiva manca il colosso del Palariviera, dove si sta valutando il da farsi. "Ci stiamo guardando attorno per trovare un nuovo gestore – dice Fausto Calabresi, patron di Palacongressi – il problema vero è rappresentato dai costi della struttura, un vero macigno energivoro. Chi si farà carico di questi aumenti?" Già, chi?

Giuseppe Di Marco