
Il rapporto Ispra sul consumo di suolo nelle Marche evidenzia un aumento nell'entroterra e una forte urbanizzazione costiera, con San Benedetto in testa. Le istituzioni sono chiamate a promuovere la rigenerazione del territorio.
Si è fatto attendere qualche settimana in più rispetto agli altri anni, e alla fine il rapporto annuale Ispra sul consumo di suolo è tornato ad affrescare una situazione complessa per quel che riguarda le Marche, e nello specifico il Piceno. Una provincia in cui il suolo consumato nell’arco di 12 mesi è aumentato (a 7.892 ettari dai 7.881 dell’anno precedente) e che presenta, nell’aggregato marchigiano, un altro dato interessante: il rapporto informa che nelle Marche il 44,4% delle aree ‘consumate’ si trova entro 300 metri dal mare. Letto al contrario, significa che lo spopolamento delle aree interne, e quindi dell’entroterra ascolano, continua a farsi sentire pesantemente. Il dato in sé sarebbe positivo per l’hinterland, ma in realtà rivela semplicemente che là dove nuovi e massicci insediamenti si sono formati a partire dal 2016, l’impermeabilizzazione dei terreni è cresciuta sensibilmente. L’emergenza protratta, insomma, ha cambiato l’assetto di un territorio che, anche con una forte opera di ricostruzione nelle aree interne, avrebbe fatto propria una forte urbanizzazione costiera dalla quale sarà difficile tornare indietro. Per quanto riguarda il capoluogo, il rapporto Ispra non mostra dati preoccupanti: Ascoli non è, né è mai stato nella storia recente, uno dei comuni maggiormente interessati dal consumo di suolo. Tutt’altro discorso va fatto per San Benedetto, che invece resta il primo comune marchigiano in termini percentuali: la riviera delle palme infatti è passata dal 37,7% del 2022 al 37,66% del 2023. Una riduzione minima, e d’altronde San Benedetto resta sul ‘podio’, superando realtà come Porto San Giorgio e Gabicce Mare. Se non è facile orientarsi fra le tante statistiche che compongono il corposo documento (oltre 370 pagine) una cosa però è chiara: a San Benedetto ci sono ben pochi terreni che possono essere oggetto di impermeabilizzazione o consumo permanente. Quindi anche un discostamento in negativo (la riduzione del consumo di suolo) non implica un’inversione di tendenza.
A farlo presente è anche il vertice comunale: "Non ci sono poi tante aree in cui realizzare nuove costruzioni – spiega il sindaco di San Benedetto Antonio Spazzafumo – e penso che i dati lo mettano in chiaro. Nonostante ciò, voglio sottolineare l’importanza che questa amministrazione attribuisce alla rigenerazione dell’esistente. I tanti cantieri aperti in città lo testimoniano". A dire la sua è anche Sergio Loggi: "Entroterra e litorale devono svilupparsi come un unico territorio, benché variegato – commenta il presidente –. Le istituzioni devono prestare attenzione al consumo di suolo, e in tal senso promuovere tutte le azioni volte a rivalutare quello che abbiamo. La riqualificazione di zone compromesse va proprio in questa direzione e il lavoro della provincia deve essere questo, quando si trova a gestire i piani regolatori dei singoli territori. Pertanto occorre sviluppare una rete di consultazione fra i singoli comuni, o corriamo il rischio che alcuni di essi vadano avanti senza prestare la dovuta attenzione a tematiche tanto importanti".
Giuseppe Di Marco