REDAZIONE ASCOLI

Guida turistica choc: "Ecco il deserto di Pilato"

Il lago simbolo dei Sibillini ridotto a poco più di una pozzanghera: un manifesto della desertificazione

Una guida turistica per denunciare lo stato pietoso dei nostri bacini d’acqua e che per il Piceno prende ad esempio il deserto del lago di Pilato. Un titolo provocatorio per un’iniziativa del marchio Finish, produttore dei noti detergenti per lavastoviglie, ha acceso i riflettori su diverse zone d’Italia desertificate, ponendo l’accento sull’importanza di tutelare bacini idrici e corsi d’acqua. Il progetto, denominato ‘Acqua nelle nostre mani’, per la regione Marche ha scelto il caso del lago di Pilato, simbolo del monte Vettore e in generale dei Sibillini. Gli scatti, come nelle altre zone del Belpaese, sono stati realizzati dal fotografo di fama mondiale Gabriele Galimberti, vincitore del World Press Photo 2021 con la famosa raccolta ‘Ameriguns’. Galimberti ha immortalato il lago di Pilato nella condizione di sofferenza che purtroppo (per varie ragioni, anche naturali) ultimamente lo caratterizza spesso. Nella pubblicazione ‘Acqua nelle nostre mani’, presto oggetto di una mostra a Milano, lo spazio relativo al lago dei Sibillini ha per titolo ‘Il deserto di Pilato’. "Se avete intenzione di visitare il Deserto di Pilato – si legge a commento delle foto di Galimberti – preparatevi a sentirvi osservati da quelli che in molti definiscono occhiali, ma che noi preferiamo pensare come due occhi spalancati e vivi proprio al centro della valle. Perché i sempre più ridotti bacini d’acqua, proprio per la loro forma tondeggiante e la loro attiguità, non possono che essere gli occhi di questo deserto. Occhi che non si sono mai persi la storia passata da qui e che da qui hanno fatto la storia, già dai tempi dell’Impero Romano".

"Leggenda narra che in questi bacini d’acqua sarebbe custodito il corpo di Ponzio Pilato, condannato a morte da Tiberio (secondo imperatore romano che governò dal 14 al 37 d.C.). Quest’ultimo, dopo aver rinchiuso il corpo di Ponzio Pilato in un sacco, lo affidò ad un carro di bufali che lasciò liberi di vagare senza meta. Gli animali da Roma sarebbero giunti fino ai Monti Sibillini e su fino alla Cima del Redentore, dalla cui cresta il corpo cadde nelle sue acque".

A margine c’è anche il commento della guida Alessandro Ambrosi: "Come sappiamo il Lago di Pilato è di origine glaciale, quindi vive solo di precipitazioni nevose. E ne è dipendente. In questo momento, ad esempio, il lago si trova in una situazione molto siccitosa. Un mese in anticipo rispetto al suo ciclo di vita normale. Che tradotto significa una profondità di tre metri, contro un massimo di otto metri avuti nei suoi anni migliori. Anche se il Lago di Pilato come ciclo storico ha avuto delle stagioni più siccitose – conclude Ambrosi – il dato davvero preoccupante è che questo sta succedendo con maggiore frequenza, ovviamente a causa del riscaldamento globale e delle poche precipitazioni nevose".

gi.m.