San Benedetto (Ascoli), 16 dicembre 2023 – Tanta commozione, un dolore profondo ma composto ai funerali di Stefania Camela, la donna 47 anni, dipendente del Comune di San Benedetto, morta a Milano 48 ore dopo un semplice intervento al naso in una clinica privata.
La cattedrale della Madonna della Marina era affollata di amici, conoscenti e parenti della vittima che si sono stretti ai genitori Lino e Bruna. "Niente e nessuno potrà separarti dall’amore dei tuoi cari - ha affermato il parroco don Patrizio Spina – In questo momento le parole non servono”.
Al termine della cerimonia religiosa ha parlato il sindaco Antonio Spazzafumo che ha ripercorso le ultime fasi lavorative di Stefania, quando la convocò per un primo colloquio in vista di un possibile passaggio dagli uffici dove lavorava da anni nella squadra della segreteria del Primo cittadino.
Spazzafumo ha ricordato che appena si è manifestata la necessità di spostare una persona nella segreteria, Stefania ne fu felicissima di assumere quel nuovo ruolo. "Prima di partire per Milano Stefania si era confrontata con me – ha aggiunto Spazzafumo - poi è arrivato quel maledetto giorno quando mi hanno telefonato per darmi la terribile notizia e io non riuscivo a crederci. Ora l’unica cosa che mi fa stare sereno e che sono certo di averle regalato bei momenti di gioia perché era felicissima di far parte dello staff della segreteria del sindaco”.
Parole toccanti anche da parte delle colleghe che hanno voluto ricordare l’amica scomparsa. Per ultimo ha parlato il compagno Michele, che era con lei la mattina del primo dicembre quando Stefania è stata colta dall’improvviso malore nel corridoio dell’albergo, pochi attimi prima di ripartire alla volta di San Benedetto.
Michele ha ringraziato tutti per la vicinanza, ma ha fatto difficoltà a trovare le parole per salutare la sua compagna. Una frase, però, è riuscito a dirla: "Stefania ti prometto che cercheremo per te la giustizia”.
Il risultato dell’autopsia ha chiarito i dubbi che erano sorti subito dopo l’accaduto. Un decesso sopraggiunto per una embolia polmonare massiva che, probabilmente, poteva essere evitata con un trattamento farmacologico preventivo che, a detta dello steso compagno, in quei giorni sempre accanto a Stefania, non le sarebbe stata somministrata.
Sul caso, com’è noto, il Pubblico Ministero presso la Procura della Repubblica di Milano ha aperto un fascicolo ipotizzando l’accusa di omicidio colposo. I legali sono già a lavoro.