
Ex sindaco accusato di peculato. Per D’Angelo arriva la prescrizione
Non doversi procedere per intervenuta prescrizione. Questa la sentenza emessa dal collegio del tribunale di Ascoli a carico dell’ex sindaco di Offida Lucio D’Angelo che era accusato di peculato per aver trattenuto 32mila euro in qualità di procuratore speciale dei frontisti. Si tratta di contributi che la Regione Marche aveva corrisposto nel 2009 per la realizzazione di strade vicine alle vigne.
I proprietari dei terreni interessati si erano costituiti in cooperativa nominando D’Angelo loro procuratore. In tutto il contributo regionale di cui si discuteva in processo era di 180mila euro, 32mila euro dei quali – secondo l’impianto accusatorio – sarebbero stati trattenuti da D’Angelo invece di arrivare alle ditte che hanno eseguito i lavori. La cifra complessiva è ben più importante, oltre un milione e mezzo di euro. "In dibattimento è emerso innanzitutto che l’unico ruolo assunto dal D’Angelo durante la procedura è stato quello di procuratore dei frontisti" commenta l’avvocato Mauro Gionni. "È stato provato che la figura di procuratore non aveva niente a che vedere con la qualità di sindaco, né la qualifica di procuratore poteva fargli assumere la veste di pubblico ufficiale, né di incaricato di pubblico servizio, restando nell’ambito privatistico. Dunque non è neppure incaricato di pubblico servizio, perché è un finanziamento chiesto da privati a favore di privati (frontisti) proprietari delle strade". Il penalista va oltre la sentenza di non luogo a procedere per prescrizione rivendicando l’innocenza dell’ex sindaco di Offida. "Manca la prova – che dovrebbe dare l’accusa - che D’Angelo abbia omesso di pagare i beneficiari trattenendo le somme; anzi, invertendo l’onere della prova, è stato provato il contrario. La condotta, infatti, per quanto detto non integra il reato di peculato, ma, in verità, neppure di appropriazione indebita visto che le somme sono state regolarmente e contestualmente versate ai beneficiari, senza trattenere nulla".
L’avvocato Gionni aggiunge che "sono state pagate tutte le aziende, ergo sono stati utilizzati e rendicontati tutti i soldi stanziati dalla Regione. Alcuni di questi pagamenti non sono stati fatti tramite il conto in cui sono stati erogati i soldi della Regione, ma con altro conto. È stato acclarato in sede di dibattimento che D’Angelo era in regola con tutti i pagamenti delle aziende, le cui fatture quietanzate sono state tempestivamente inviate alla Regione per la rendicontazione che è stata chiusa con successo".
Peppe Ercoli