MARCELLO IEZZI
Cronaca

Houthi, nave abbatte un drone nel Mar Rosso. “Orgoglioso di mio figlio, ma preoccupato: opera in zona di guerra”

Il sambenedettese Benedetto Quondamatteo è il papà del comandante Andrea: "E pensare che feci di tutto per non fargli prendere la strada del mare"

Benedetto Quondamatteo e il figlio Andrea

San Benedetto (Ascoli), 5 marzo 2024 – La marineria sambenedettese, che per decenni ha solcato i mari del mondo, mantiene alto il suo orgoglio grazie ad Andrea Quondamatteo, comandante del cacciatorpediniere lanciamissili Caio Duilio, che sabato ha abbattuto un drone degli Houthi che puntava dritto sull’unità della marina militare italiana nel Mar Rosso. Il capitano di vascello, ora vive a Roma con la moglie e tre figli, ma resta legato al padre Benedetto che abita da solo, a Porto d’Ascoli, dopo la perdita della moglie Fiorella Negrini. Proprio a lui, ex comandante di unità mercantili, ci siamo fatti tracciare una biografia del figlio.

Andrea è stato sempre attratto dall’ambiente marino, influenzato dalla vita familiare poiché il nonno, lo zio e io stesso eravamo tutti marittimi. Vivendo in questo ambiente e sentendo parlare di navi, porti, destinazioni si è appassionato. Quando tornavo con la nave in Italia, mia moglie veniva a bordo e portava i bambini e lui era sempre preso in maniera eccezionale, saliva sul ponte di comando e voleva sapere sempre tutto. Dopo essersi diplomato con il massimo dei volti al Liceo scientifico, manifestò subito di voler intraprendere la carriera militare nella Marina".

Voi avevate condiviso questa scelta?

"No. Assolutamente no. Ho fatto del tutto per non fargli prendere la strada del mare. Lui avrebbe voluto frequentare il nautico, ma dopo le mie fortissime opposizioni ha rinunciato. Poi invece si è messo in testa l’accademia militare di Livorno. Mi disse, tu trovami il bando dell’accademia militare sulla Gazzetta Ufficiale e al resto penso tutto io e così fece. Sta di fatto che fu il primo del corso. Finiti i 5 anni di accademia, con la laurea all’università di Pisa in ingegneria elettronica, con 110 e lode, iniziò la carriera militare vera e propria, con un’esperienza sull’Amerigo Vespucci e poi sulle varie navi da guerra. A Siracusa il primo comando col pattugliatore Vega, poi come addetto alle telecomunicazioni sul cacciatorpediniere Mimbelli, quindi è stato sulla fregata Martinengo e ora sul Caio Duilio. C’è di più, contemporaneamente all’accademia militare a Livorno, era stato ammesso all’università di medicina, ma lui volle continuare in marina".

Dopo l’operazione di sabato ha avuto modo di sentire suo figlio?

"Certo, l’ho sentito attraverso WhatsApp, ma è una persona di poche parole. Sono stato io che ho parlato dicendo che avevo appreso da varie testate giornalistiche dell’operazione compiuta, ma lui non è rimasto sorpreso più di tanto. Ho capito che non aveva tempo per parlare. Gli ho fatto la solita raccomandazione , quella di fare molta attenzione. Lui ben sa che in quella frase ci sono circoscritte tantissime altre parole".

Possiamo sapere quali sono le altre parole?

"La capacità di prevenire gli eventi, fondamentale per una persona che vive in mare. Poi saper gestire le situazioni, mantenendo la massima calma per trovare la soluzione migliore. Gestire bene l’equipaggio in ogni singola persona, tenendo alto il morale dell’equipaggio, poi mantenere grande serietà e responsabilità in ogni situazione dando l’esempio col suo comportamento".

La preoccupa sapere che suo figlio è in prima linea?

"Sono orgogliosissimo per la posizione che è riuscito a raggiungere, per la grande responsabilità che gli è stata messa sulle spalle. Mi dispiace che sua madre è venuta a mancare e non può gioire di questo momento. Nello stesso tempo sono seriamente preoccupato perché la nave è in assetto di guerra, opera in zona di guerra ed è un continuo bersaglio degli avversari. Ma penso che nella vita ognuno fa delle scelte e sa quale pane mangerà. Uno che si arruola nella Marina sa che non andrà a fare una crociera di piacere".