REDAZIONE ASCOLI

Dramma aborti volontari. Dall’Aied arrivano i dati: donne adulte, senza figli e in una relazione stabile

Su 120 richieste, nel 2023, il 58% lavora, per lo più come operaia o impiegata "Non ci sono le condizioni necessarie, stop a bonus e mancette" .

Dramma aborti volontari. Dall’Aied arrivano i dati: donne adulte, senza figli e in una relazione stabile

"Nel 2023 abbiamo avuto 120 richieste di interruzione volontaria di gravidanza, e dai dati raccolti possiamo affermare che nella maggior parte dei casi si tratta di donne con età compresa tra i 36 e i 40 anni, occupate, con una relazione stabile ma senza figli". Queste le parole della presidente dell’Associazione Italiana per l’educazione demografica di Ascoli, Tiziana Antonucci, un commento che arriva in merito ai dati raccolti nell’anno appena passato. Dati ‘allarmanti’, come li definisce lei stessa, che ci spingono a ‘riflettere sul perché le donne non vogliano essere madri’. Uno dei primi dati disponibili a proposito di interruzione volontaria di gravidanza (Ivg ndr.) in regione risale al 1982, anno in cui il tasso di abortività tocca quota 15,5%. Una percentuale degna di nota che però è frutto di un grande cambiamento: solo nel 1971 la Corte costituzionale aveva dichiarato incostituzionale l’articolo 553 del Codice penale che vietava propaganda e diffusione dei mezzi contraccettivi, nel 1975 veniva istituita la legge per la creazione di consultori pubblici e nel 1978 arrivava la legge 194, ovvero la legge sull’aborto, che da allora consente alla donna, nei casi previsti, di poter ricorrere alla Ivg in una struttura pubblica. Questi tre grandi cambiamenti secolari hanno fatto sì che la richiesta venisse regolamentata e così si assiste al boom degli anni 80. Boom destinato però a decrescere, fino a toccare nel 2021, dati ministeriali alla mano, il 3,8% di tasso di abortività. Di fronte a questa decrescita, si assiste comunque ad un altro fenomeno molto discusso ai giorni nostri: la diminuzione della natalità. Perché? "In primis, ci sono pochi giovani. La popolazione è sempre più matura, e quindi sempre meno fertile. E poi, ci sono tanti altri fattori da tenere in considerazione – incalza la presidente Aied Ascoli Antonucci – primi tra tutti le condizioni di lavoro non eque e giuste, e la mancanza di un welfare per l’infanzia. Oggi non ci sono le condizioni per fare figli, serve una politica seria che se ne occupi, una politica che va oltre bonus e mancette". Ed effettivamente, il lavoro sembra essere un dato importante nell’analisi condotta dal centro. Il 58% delle donne che hanno richiesto un’Ivg ha una professione, per lo più da operaia (17,5%) o da impiegata (10%). Nei casi in cui invece non hanno un lavoro, ovvero il 41% del totale, sono per lo più casalinghe, disoccupate o studentesse.

E dai dati si può leggere anche altro: delle 120 richieste arrivate all’Aied lo scorso anno, solo il 13,3% ha meno di 20 anni. Non si tratta perciò di scelte poco consapevoli dettate dall’immaturità delle giovani donne, soprattutto perché le richieste maggiori (27%) arrivano dalla fascia 36-40 anni. Così a decrescere fino al 2,5% della fascia under 18, con 22% della fascia 31 – 35 anni, 16% delle donne tra i 26 e i 30 e il 12% delle donne tra i 21 e i 25 anni. Altro mito da sfatare: il 69% delle donne che hanno proceduto all’interruzione si trovano in una relazione stabile, mentre solo il 17% in relazioni ‘recenti’.

Non si tratta poi di una richiesta tutta italiana, visto che più o meno in egual modo italiane (53%) e straniere (47%) si sottopongono ad un trattamento di Ivg. E, in tema precauzione, sicuramente interessante è il dato che afferma che l’83% delle coppie non usa un metodo contraccettivo, o utilizza il ‘coito interrotto’ che, come ribadiscono gli esperti, non è un metodo contraccettivo.

Ottavia Firmani