Ascoli, 6 settembre 2024 – “A Germana Messina riconosco il merito di avere un grandissimo cuore per come sta accudendo un bambino gravemente disabile. Quando sei un dipendente, percepisci uno stipendio, devi però anche dare una risposta ai cittadini e prenderti cura dei loro bisogni”.
Così la direttrice generale dell’Ast di Ascoli Nicoletta Natalini commenta il caso della dipendente che ha presentato un ricorso per via del fatto che le è stato revocato il lavoro agile, complicando la difficile assistenza a Elia, il bambino preso in affido 17 anni fa, dopo che i genitori naturali lo avevano abbandonato all’ospedale Mazzoni dove lei lavora come assistente sociale. Attraverso il suo legale, l’avvocato Alessandro Angelozzi, Messina minaccia di ricorrere all’autorità giudiziaria se non le verrà revocato il provvedimento datato 1 aprile 2024, come anche il successivo trasferimento alla Centrale operativa territoriale. Natalini sottolinea che “la dipendente non è mai rientrata al lavoro e quindi continua ad assistere il figlio” e che la revoca dello smart working è stata fatta per norma di legge.
“Stava godendo di un beneficio attivato nel periodo del Covid e quindi, non essendo più vigente quella legge, non poteva più godere di quel beneficio, unica su 2.600 dipendenti dell’Ast di Ascoli” aggiunge Natalini assicurando che è in atto un dialogo con Germana Messina. “Come direzione generale, io e i miei collaboratori non dobbiamo ledere i diritti della dipendente, ma – sottolinea Natalini – neanche inficiare quelli dei cittadini che hanno necessità di prestazioni di un assistente sociale e ne sono tante quelle che ne hanno bisogno nel territorio”. La posizione della direttrice generale dell’Ast di Ascoli è chiara e non sembra aprire ad una soluzione “pacifica” che tenga conto dell’assoluta particolarità della situazione di un minore la cui invalidità è purtroppo assoluta, per cui necessita di assistenza notte e giorno senza soluzione di continuità.
Proprio l’assistenza costante e ormai anche fortemente specializzata di Germana Messina e della sua famiglia ha permesso a Elia di crescere e godere, per quanto gli è possibile, della vita. Trattare un caso di questa portata solo dal punto di vista burocratico potrebbe non essere la giusta soluzione.