L’esordio in Primavera a 15 anni, la convocazione in Nazionale Under 16, la coppia d’oro formata insieme a quel Mattia Destro che negli anni ha avuto modo di vestire maglie prestigiose come quelle di Roma e Milan. È passata una vita – almeno calcistica – dai tempi in cui di Armando Marozzi, promettente attaccante ascolano classe 1991, si guadagnava a suon di gol il ruolo di gioiello di casa del vivaio bianconero. Oggi, all’alba dei 30 anni, la carriera di Armando è più lanciata che mai. Le magie col pallone, però, sono ormai un vecchio ricordo: più che quello da calcio, il suo campo è l’economia politica. Con una laurea in filosofia alle spalle, che non guasta mai. "Attualmente sto concludendo il mio percorso di dottorato alla London School of Economics and Political Science e nel frattempo ho avuto modo di collaborare anche con Goldman Sachs e con la Banca Centrale Europea. Poi, a ottobre, mi sono dimesso per iniziare a lavorare per un fondo di investimento londinese, mentre dal punto di vista universitario sono riuscito a ottenere un post-dottorato in European Political Economy con un progetto di analisi delle diverse crisi dell’eurozona, in linea con le ricerche che ho condotto fin qui".
Non capita poi così spesso che uno dei talenti più cristallini del panorama nazionale preferisca una pur prestigiosa scrivania alle emozioni che solo un pallone sa regalare. D’altra parte, però, come ricorda lo stesso Armando, nella carriera di un calciatore passano giusto un paio di treni. "Io devo averli presi in faccia" dice scherzando l’ormai ex bomber, che di fronte a una serie di circostanze particolarmente sfortunate ha scelto di cambiare totalmente strada rimboccandosi le maniche e cercando di lasciarsi alle spalle quella tribolata trafila che lo ha visto prima messo fuori squadra dall’Ascoli e poi sprofondare in un vortice di delusioni e categorie minori. La scorsa stagione l’ultima avventura con il Monticelli, prima di appendere a malincuore le scarpette al chiodo. "Con grande amarezza ho dovuto seriamente prendermi una pausa dal calcio perché il poco tempo a disposizione non mi consente ulteriori svaghi. Avrei voluto proseguire a Monticelli, ma purtroppo non riesco a conciliare al meglio il lavoro e la mia passione. Un giorno mi piacerebbe tornare a giocare ma per il momento è meglio non pensarci, altrimenti la nostalgia prende il sopravvento".
Mai dire mai, ma nel frattempo, in attesa di poter volare a Londra, Armando si dedica completamente all’economia politica gestendo impegni accademici e universitari direttamente dalla sua cameretta. "Il mio quartier generale è il Villa Pigna Hub – scherza –. Forse dovrò partire a gennaio, ma per il momento sono rimasto a casa perché con l’andamento dei contagi spostarsi è sempre un rischio. Avendo rinviato l’insegnamento al prossimo anno, con l’università seguo solo la parte di ricerca, mentre dal punto di vista lavorativo ormai sono abituato allo smart working". Il pallone, insomma, dovrà attendere.
Federico Ameli