Analog Sparks International Photography Awards, European Photography Awards: sono solo alcune delle prestigiose kermesse a cui Luca Cameli ha non solo partecipato, ma anche vinto. Apertura del diaframma, tempi di esposizione, sensibilità alla luce, colori, angolazioni: il fotografo portodascolano sa che l’arte è studio, tecnica e impegno, ma non solo. Come testimoniano i suoi numerosi viaggi al di là della riviera, il lavoro si basa soprattutto sulle idee e l’ispirazione del momento. E anche su un progetto a monte: raccontare il territorio, la sua storia e le sue storie nella consapevolezza che, come cantava Lou Reed, "Qualcosa oscillò per un istante/Poi svanì, e non ci fu più". "Ho conosciuto Marco Navone, direttore artistico del Festival popolare della fotografia di Olbia, a Trieste – dice Cameli – durante la mostra ‘Le vie delle foto’. È in quell’occasione che sono venuto a conoscenza della mostra fotografica ‘Storie di un attimo’. Come si suol dire, da cosa nasce cosa". Breve flashback: a Trieste, città per eccellenza dell’arte e della scienza, Cameli è praticamente di casa: i suoi scatti sono stati più volte selezionati per manifestazioni prestigiose (‘Lynx’, ‘DeSidera’, ‘ZeroPixel’) e il legame con la terra di confine, oramai, è strettissimo. "Amo quella città – continua il fotografo – i suoi scorci e la sua umanità hanno un potenziale narrativo impressionante. Ed è vero: Saba e Joyce si respirano ovunque".
Dal Friuli alla Sardegna il passo è stato breve. La tredicesima edizione di ‘Storie di un attimo’ ha ospitato le immagini del Carnevale Storico di Offida dal 22 novembre all’8 dicembre. Le 32 fotografie sono state suddivise in due serie, e nel catturare l’essenza del carnevale hanno fatto conoscere il coinvolgente e rituale ‘bove finto’, tanto quanto i ‘vlurd’, dal fascino inimitabile. Momenti di luce incendiaria gestite in un ecosistema complesso, che hanno raccontato l’energia e l’autenticità con cui la festa offidana è diventata tanto famosa nel panorama italiano. "Amo raccontare il territorio – conclude Cameli – attraverso il folclore, l’anima di una cultura. Mi piacerebbe lavorare anche sul ‘Cavallo di fuoco’ di Ripatransone. La promozione della nostra terra passa anche e soprattutto per l’attenzione a quello che abbiamo, e che potrebbe non essere più. Le tragedie che hanno dilaniato questa parte delle Marche dovrebbero insegnarcelo, e le istituzioni avrebbero il compito, in tal senso, di investire nell’espressione artistica dei suoi cittadini".
Giuseppe Di Marco