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Crisi Beko: il governo italiano minaccia sanzioni se il piano industriale non cambia

Il ministro Urso chiede a Beko investimenti significativi in Italia e un piano conforme alla golden power.

Summit al ministero. Un unico coro di "no" per invertire la rotta

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso

Un’azione congiunta, forte e convincente, per spingere l’azienda a fare marcia indietro su un piano industriale considerato devastante per il distretto industriale sia piceno che fabrianese. È la sintesi del summit sulla vertenza Beko che si è svolto ieri pomeriggio a Roma, al ministero delle Imprese e del Made in Italy. Un confronto durissimo, al termine del quale il ministro Urso ha previsto un altro incontro tra le parti a metà gennaio, dopo le festività natalizie.

Se a quella scadenza il piano dell’azienda risulterà ancora inaccettabile sul piano industriale e non corrisponderà pienamente alle prescrizioni, il governo attiverà i poteri sanzionatori previsti per inadempienza dalla normativa sulla golden power. Beko Europe, in una nota, "ha confermato integralmente il piano di trasformazione delle attività italiane presentato al Governo e alle parti sociali lo scorso 20 novembre, risultato di una revisione complessiva delle attività europee dell’azienda, in conformità con il quadro legale e normativo". Revisione, appunto, che porterebbe alla fine del 2025 soprattutto alla chiusura dello stabilimento di Comunanza.

Nel corso dell’incontro, l’azienda ha ribadito "la disponibilità a proseguire il dialogo con le istituzioni e le parti sociali per definire le modalità e le tempistiche di attuazione, al fine di individuare soluzioni condivise che tutelino il più possibile le persone coinvolte. Nell’ottica della più ampia collaborazione, per l’individuazione di una soluzione che possa garantire un futuro alle attività interessate – si legge ancora nella nota –, Beko Europe si impegna a mantenere le produzioni attive e a continuare ad assorbire le significative perdite generate dai siti fino alla fine del 2025, e a continuare la discussione a livello nazionale e locale al fine di agevolare l’individuazione della miglior soluzione possibile".

Il ministro Adolfo Urso, però, ha evidenziato che Beko Europe deve presentare un piano industriale assertivo, che preveda investimenti significativi in Italia. "La crisi di Beko giunge da lontano – ha spiegato Urso –, da ben prima che il gruppo Merloni decidesse di vendere l’azienda alla sua principale concorrente, Whirlpool, quando in molti allora dissero che quella vendita avrebbe pregiudicato l’industria italiana dell’elettrodomestica, orgoglio del made in Italy".

Il ministro ha poi sottolineato che "le prescrizioni apposte con avvedutezza e consapevolezza già all’inizio dell’operazione hanno già impedito che si verificasse quello che è accaduto, nel resto d’Europa, con la chiusura degli altri stabilimenti di Whirlpool in Polonia e Gran Bretagna. Beko Europe deve presentarci un piano industriale assertivo, che preveda investimenti significativi in Italia ed un piano produttivo e occupazionale che corrisponda alle prescrizioni della golden power, sia in riferimento alla sovrapposizione con gli altri stabilimenti Whirlpool in Europa, sia con quelli di Beko in Romania. Se non ci saranno novità sostanziali da parte dell’azienda, il nostro giudizio resterà lo stesso – ha concluso Urso –: il piano è inaccettabile sul piano industriale e non corrisponde pienamente alle prescrizioni della golden power che ben conoscevate".

Di conseguenza, l’azienda ha continuato a mostrare i muscoli ma stavolta, rispetto ai precedenti vertici, ha preso tempo, chiedendo di potersi riaggiornare con un nuovo tavolo a metà gennaio, appunto, dopo le festività natalizie.