Non luogo a procedere per l’accusa di traffico illecito di ingenti quantità di rifiuti, ma tutti rinviati a giudizio per l’accusa di corruzione. Il processo inizierà l’11 giugno 2025 davanti al Collegio del tribunale di Ascoli. E’ questo l’esito dell’udienza preliminare che si è svolta ieri al tribunale di Ancona a seguito della richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pm Gubinelli a carico di 22 persone e 2 società per fatti che secondo l’accusa ruotavano intorno alla discarica di rifiuti dell’Alto Bretta, ad Ascoli gestita dalla Geta.
L’accusa di associazione per delinquere finalizzata a reati contro l’ambiente era contestata a Ivan Brandimarte (amministratore Geta fino al 2018), sua madre Luciana Mancini (persona giuridica amministratrice col figlio dal 2018), Francesco Zilio (responsabile tecnico Geta), Giuliano Tartaglia (Cia Consul), Luigi Apostoli (responsabile qualità Geta), Aurelio Pacilli (addetto commerciale Geta), Luca e Pierluigi Vecchi (Rgl intermediario rifiuti). Disastro ambientale era l’accusa rivolta a Brandimarte, Zilio, Tartaglia, Apostoli, Pacilli.
Del reato di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti dovevano rispondere Brandimarte, Mancini, Zilio, Apostoli, Tartaglia, Pierluigi e Luca Vecchi, Bontempi, Pacilli, Felicioni e Collina. L’accusa di corruzione per l’esercizio della funzione e corruzione di persona incaricata di pubblico servizio è stata contestata da Gubinelli a Brandimarte, Zilio, Mancini, all’ex sindaco di Ascoli Piero Celani, alla consigliere regionale Anna Casini, all’ex presidente della Provincia Sergio Fabiani, al commissario della polizia provinciale Ettore Fioravanti, al sindaco di Roccafluvione Francesco Leoni, alla consigliere comunale di Ascoli Daniela Massi, all’impiegato del consorzio Bonifica Marche Patrizio Testa, all’appuntato di polizia giudiziaria della Procura di Ascoli Vincenzo Ventura e all’appuntato dei carabinieri Giovanni Palumbieri.
Di accesso abusivo a banca dati delle forze di polizia dovevano rispondere Brandimarte, Zilio, Pietro Pagliacci (assistente capo della squadra mobile della Questura di Ascoli) e Alessio Pagliacci (agente della polizia municipale di Palmiano). Il reato di favoreggiamento e rivelazione del segreto d’ufficio è contestato solo all’appuntato Palumbieri. Per Gubinelli la gestione dei rifiuti, ritenuta illecita dal magistrato, avrebbe generato in sette anni un giro di soldi superiore ai 4 milioni di euro. Un’attività sulla quale i politici, nelle rispettive funzioni, non avrebbero vigilato.