DANIELE LUZI
Cronaca

Coppia di Ascoli in fuga da Israele: "Scoppio della guerra, siamo a casa per un pelo"

Gli ascolani Francesca Bonifazi e Massimiliano Bianchini tra gli ultimi a riuscire a partire dallo scalo che già stava cancellando diversi voli: "Ci siamo svegliati con le sirene, è stato terrificante"

Gli ascolani Francesca Bonifazi e Massimiliano Bianchini

Ascoli Piceno, 9 ottobre 2023 - Una vacanza che ha rischiato di trasformarsi in un incubo. Un’esperienza drammatica che fortunatamente si è conclusa con il rientro a casa per gli ascolani Francesca Bonifazi e Massimiliano Bianchini, fuggiti da Tel Aviv poche ore dopo il massiccio attacco palestinese a Israele.

Francesca e Massimiliano, raccontateci la vostra esperienza.

"È stato come essere dentro un film di guerra. Eravamo partiti sabato scorso e da mercoledì eravamo a Tel Aviv. Avevamo il volo di rientro prenotato per sabato pomeriggio, ma la mattina ci siamo svegliati con il suono delle sirene. Inizialmente non capivamo cosa fosse, ma subito abbiamo capito che non si trattava di un normale allarme, anche perché è durato tantissimo. Poi abbiamo sentito due forti esplosioni".

Cosa avete pensato?

"A un attentato, anche se poi il fatto che prima fosse suonata la sirena ce lo ha fatto escludere. Abbiamo provato a chiedere informazioni alla direzione dell’hotel, ma essendo Shabat erano presenti pochissime persone. La prima telefonata l’abbiamo fatta per avere un taxi, per andare in aeroporto. Abbiamo preparato le valigie in fretta e siamo scesi in strada".

Lì cosa avete visto?

"In poco tempo si sono radunate diverse auto della Polizia, che stavano facendo un controllo su una persona. Poi siamo saltati sul taxi e lì l’inquietudine è cresciuta".

Perché?

"Il tassista si guardava intorno e ci ripeteva in continuazione che, se fosse ripartita la sirena, dovevamo scendere subito e cercare un riparo. Era agitatissimo e anche noi eravamo molto inquieti. Aveva la radio a tutto volume, abbiamo cercato di comunicare in inglese e le uniche parole che diceva erano ’danger’ e ’bombs’. Poi siamo arrivati in aeroporto e lì abbiamo ricevuto notizie".

Qual era la situazione?

"I primi voli cancellati sono stati quelli per Istanbul e Dubai, poi anche per Roma. Il nostro per fortuna era stato confermato, ma da un lato speravamo di poter partire e dall’altro avevamo paura di alzarci in volo visto quanto stava succedendo. Nel frattempo sul sito della Farnesina raccomandavano di non andare in aeroporto senza biglietto".

Quando avete avuto reale contezza di quello che stava accadendo?

"Lì in aeroporto. Una mamma con quattro figli ci ha spiegato che l’attacco era partito da sud, ha parlato del lancio di razzi e tutto il resto. Lì è salita proprio la tensione. La paura era legata soprattutto all’incertezza, al non sapere cosa fare e dove andare se non fossimo riusciti a partire".

Nei giorni precedenti avevate vissuto situazioni di pericolo?

"Non c’era stata nessuna avvisaglia, nonostante in Israele la presenza militare sia massiccia. Anche le persone del posto non si aspettavamo un simile attacco senza che nessuno se ne accorgesse".

Come è stato il rientro a casa?

"Siamo riusciti ad andare via da lì per un pelo. Stamattina (ieri, ndr) ci siamo svegliati a casa, il giorno prima con le bombe. Guardando la televisione ci stiamo rendendo conto di quanto sia stato pericoloso. Raggiungere l’aeroporto è stata una scena da film, è stato come scappare da una zo na di guerra: sono momenti che ricorderemo per tutta la vita".

Come vi sentite ora?

"Abbiamo capito la dimensione di quello che stava accadendo quando siamo arrivati in aeroporto, dove abbiamo ricevuto tantissimi messaggi preoccupati dall’Italia. Il giorno prima di partire eravamo tristi per la fine della vacanza, poi la prospettiva delle cose è cambiata in un attimo. Ci sentiamo più che fortunati ad essere qui, seduti sul divano, a raccontare questa storia".