MARIA GRAZIA LAPPA
Cronaca

Brian Merletti, targa in ospedale per ricordarlo

Il 16 dicembre l’omaggio nel reparto di Jesolo dove lavorava. I genitori: "Primo Natale senza di lui, non ci diamo pace"

Brian Merletti aveva 28 anni. È morto in un incidente stradale a Jesolo

Ascoli Piceno, 9 dicembre 2019 - Colleghi e amici dell’ospedale di San Donà a Jesolo non dimenticano Brian Merletti. Il direttore generale dell’Usl 4, Carlo Bramezza, ha deciso che il 16 dicembre, alle 15, verrà apposta nel reparto di emodinamica una targa in ricordo del giovane scomparso a 28 anni a seguito di un grave incidente stradale avvenuto a luglio. Un modo per non dimenticare un ragazzo straordinario. Dall’ospedale di San Donà fanno sapere: «Brian non era una persona qualsiasi, ricopriva un importante incarico in Emodinamica, che sapeva svolgere con generosità, amore e passione. Era una persona che apprendeva facilmente, la sua figura di infermiere preparato e formato, in azienda non è stata semplice sostituirla. La comunità ospedaliera è rimasta molto colpita da questo lutto, ma soprattutto ha deciso di non dimenticarlo, per questo abbiamo deciso di ricordarlo con una targa che renderà la sua memoria immortale». Brian è ricordato soprattutto per la sua solarità, la straordinaria energia e la professionalità. Nella sua vita non c’era solo la professione di infermiere, amava anche il ballo ed era un esperto di musica e danze latinoamericane.

A San Donà aveva festeggiato con i colleghi un anno di assunzione nell’ospedale, in riva al Piave aveva stretto tante nuove amicizie, senza perdere però quel legame stretto con Ascoli». «Raggiungeremo il Veneto – fanno sapere i genitori Tanino e Monica – piegati da un dolore che non ci dà pace. Non riusciamo ad affrontare questa situazione, la morte del nostro unico figlio Brian ci ha lasciato in uno stato di prostrazione, è difficile imparare a vivere con quel vuoto profondo che si spalanca all’improvviso, soprattutto in questo particolare momento, il Natale, si sente la mancanza della sua allegria. Non possiamo pensare a quanto è accaduto, non ci diamo pace. Non basta ripetersi che la vita continua e che non serve a nulla piangere. Non basta imporsi di non pensarci. Quel vuoto è lì. Come una ferita profonda. Che pian piano cerchiamo di far cicatrizzare. Anche se alcune ferite non si cicatrizzano mai completamente. Tra l’altro Brian dal 16 dicembre era stato assunto a tempo determinato all’ospedale di Teramo, sarebbe tornato qui vicino, invece è andato incontro al suo destino. Non riesco a dimenticare quel maledetto giorno – aggiunge il padre – quando ho saputo la notizia, la corsa di notte per raggiungere il Veneto. Una corsa assurda perché Brian non c’era più, un dolore struggente. Vorrei ringraziare tutte le persone che hanno dimostrato di voler bene a mio figlio».