Cotto e mangiato: il dl Infrazioni, al cui interno è stata inserita la disciplina delle concessioni balneari, ha ricevuto l’approvazione prima alla Camera e poi in Senato nel giro di pochissimi giorni. Una norma che è stata oggetto di lunghissime discussioni fra il governo Italiano e l’Ue. Alla fine, però, è andata come molti preconizzavano da tempo, con l’Europa che ha avuto l’ultima parola su una questione che si protraeva da tanto tempo, forse troppo. La direttiva Bolkestein infatti veniva emanata nel lontano 2006 e oggi il Parlamento ha sancito che il demanio marittimo deve essere gestito a valle di un’assegnazione che deve seguire procedure di evidenza pubblica. In poche parole, le aste: vero e proprio spauracchio per gli attuali concessionari, che in tutti i modi hanno tentato di opporsi a questa svolta storica. Il decreto appena approvato, però, è ben poco equivocabile: gli enti locali devono indire gare per l’affidamento entro giugno 2027, mentre gli attuali titoli rimarranno validi fino al mese di settembre dello stesso anno. Entro fine marzo 2025, inoltre, il governo dovrà emanare un ulteriore decreto – questa volta attuativo – per quantificare gli indennizzi che spetteranno ai concessionari vecchi, e che saranno a carico di quelli subentranti.
Nonostante le tante proteste dei balneari, la vera exit strategy di tutta questa vicenda sta proprio in questo punto: riconoscere agli imprenditori un ammortamento commisurato alle aspettative di chi questo lavoro lo ha fatto per tanto tempo. Indennizzi che quindi, come da decreto, sarebbero pari al valore degli investimenti effettuati e non ancora ammortizzati. I bandi dovranno anche indicare la durata della nuova concessione, compresa fra 5 e 20 anni. Sarà inoltre favorita la partecipazione di soggetti la cui proposta sia imperniata sul miglioramento dell’accessibilità e sulla valorizzazione culturale – anche gastronomica – del territorio. La questione ha da tempo imboccato un percorso con questo epilogo. Si ricorderà, infatti, come già nel 2021 due sentenze gemelle del Consiglio di Stato avessero di fatto invalidato le proroghe delle attuali concessioni, precedentemente fissate al 2033. Altra tegola è stata un’altra sentenza del 2022, con cui la Corte di Giustizia Europea ha messo un punto sulla storia delle aste, affermando che negli Stati membri vige il divieto di rinnovare automaticamente un’autorizzazione rilasciata, e l’obbligo ad applicare una procedura di selezione imparziale e trasparente per i potenziali candidati.
Giuseppe Di Marco