MATTEO PORFIRI
Cronaca

Beko, il giorno del giudizio: "Quel piano va ritirato"

Oggi il tavolo nella sede del ministero delle Imprese e del Made in Italy. Il sindacalista Armandi: "Partita difficile ma si può ancora riaprire tutto".

Oggi il tavolo nella sede del ministero delle Imprese e del Made in Italy. Il sindacalista Armandi: "Partita difficile ma si può ancora riaprire tutto".

Oggi il tavolo nella sede del ministero delle Imprese e del Made in Italy. Il sindacalista Armandi: "Partita difficile ma si può ancora riaprire tutto".

Il giorno clou è arrivato. Gli operai della Beko lo aspettavano da tanto. Precisamente dallo scorso 10 dicembre, quando si svolse l’ultimo vertice. Nel frattempo, gli oltre 300 lavoratori dello stabilimento di Comunanza che a fine anno rischiano di perdere il posto hanno vissuto delle festività natalizie nel segno dell’angoscia e con l’incertezza sul proprio futuro. Oggi, però, si torna a dialogare, nella speranza che la multinazionale possa fare un passo indietro e rivedere, se non addirittura proprio ritirare, il proprio piano industriale. Appuntamento alle 16.30, a Roma, nella sede del ministero delle Imprese e del Made in Italy. Siederanno al tavolo, insieme alla proprietà della Beko e al ministro Adolfo Urso, i sindaci di Comunanza, Cassinetta e Siena, ovvero le località in cui ci sono gli stabilimenti che verranno dismessi. Presenti anche i sindacati, ovviamente, per far sentire la voce dei lavoratori. Come ha sempre fatto, ad esempio, Francesco Armandi, segretario provinciale e regionale di Ugl Metalmeccanici.

Armandi, cosa vi aspettate dal tavolo di oggi?

"Tutte le organizzazioni sindacali faranno fronte comune per chiedere il ritiro del piano industriale. È stato messo sul tavolo un piano composto da chiusure e tagli, che non dà possibilità di discussione. Lo stabilimento di Comunanza e il suo sito produttivo, però, non possono e non devono essere cancellati. Le conseguenze economiche ed occupazionali sui lavoratori, sulle loro famiglie e sul vasto indotto territoriale produttivo-commerciale sarebbero terribili e non riassorbibili".

Su cosa punterete per convincere la Beko?

"Dobbiamo ricordare le radici profonde dell’insediamento della ex Merloni a Comunanza. Nonché lo choc che la chiusura dello stabilimento, con i suoi 320 lavoratori, provocherebbe: verrebbe polverizzato l’intero tessuto economico che gli è cresciuto intorno".

Qual è la promessa, dunque, che come sindacalista fa ai dipendenti?

"L’Ugl porterà avanti ogni battaglia per evitare che questo scenario si consumi sulla pelle di un intero territorio, già toccato tragicamente dal terremoto e che orgogliosamente e laboriosamente è impegnato nella rinascita. La partita che si gioca a Roma con la multinazionale è certamente difficile, però nel panorama della globalizzazione molte cose sono radicalmente cambiate: tanti strumenti sono in possesso dei vari Governi, con potere di interdizione e di scelta. La mobilitazione dei lavoratori, ma anche il fronte comune territoriale e istituzionale, ci dicono che la partita è ancora aperta".

Matteo Porfiri