Lo scorso 2 luglio ha patteggiato la pena di un anno e sei mesi di reclusione l’avvocatessa sambenedettese finita al centro di un’indagine per essersi impossessata dei risparmi di due anziani di San Benedetto, facendo credere loro di essere stata nominata amministratrice di sostegno. E’ di questi giorni la notizia che la seconda sezione penale di Cassazione ha accolto il ricorso presentato dal suo legale, avvocato Umberto Gramenzi, contro quanto disposto a suo tempo dal tribunale di Ascoli, su richiesta della Procura. Era stato, infatti, prima emesso un decreto di sequestro preventivo di circa 9.000 euro effettuato presso alcuni conti correnti riconducibili alla professionista sambenedettese.
Il giudice Barbara Caponetti, nell’emettere a luglio la sentenza di condanna dell’avvocatessa, ha poi trasformato il sequestro preventivo dei beni (un appartamento), in sequestro probatorio e quindi in pignoramento. Nel disporre il dissequestro, la Cassazione ha rilevato che il giudice non aveva motivato sul punto ed ha annullato tutti i sequestri. Una vicenda che ruota intorno alla necessità per i figli dell’anziana sambenedettese di nominare un amministratore di sostegno che si prendesse cura anche del patrimonio della congiunta.
L’avvocatessa ha fatto credere loro che la richiesta inviata al tribunale di Ascoli era andata a buon fine e che quindi anche la sua nomina ad amministratrice era a tutti gli effetti ufficiale. In tal modo per la Procura di Ascoli ha ingannato le due persone facendosi consegnare 150 euro in contanti per l’acquisto di una marca da bollo da depositare in tribunale, il libretto di pensione della madre e la carta bancomat. Successivamente ha quindi prelevato dal conto corrente della vecchietta i soldi che vi erano stati accantonati, circa 8.500 euro. Sentitasi scoperta, ha poi riconsegnato un assegno di 1.050 euro riguardante la pensione dell’anziana che evidentemente non era riuscita ad incassare.
Quando i figli dell’anziana, fratello e sorella, hanno avuto il forte sospetto che si trattava di un raggiro, hanno sporto denuncia dando il via all’inchiesta della Procura di Ascoli basata essenzialmente su prove documentali riguardanti la condotta dell’avvocatessa sambenedettese. Si sono quindi costituti parte civile, assistiti dall’avvocato Alessandro Angelozzi.
Nei suoi confronti la magistratura ascolana aveva chiesto il rinvio a giudizio ipotizzando i reati di truffa, sostituzione di persona e indebito utilizzo di carte di credito.
Peppe Ercoli