Pescara del Tronto, Borgo, Camartina, Capodacqua, Colle, Faete, Forca Canapine, Piedilama, Pretare, Spelonga, Trisungo, Tufo, Vezzano, Arquata. Luoghi che dalle 3.36 del 24 agosto di 8 anni hanno tremato. Case distrutte, strade interrotte, 52 vite strappate. Il terremoto non ha risparmiato niente e nessuno. E oggi, praticamente 8 anni dopo, quello strappo è ancora ben visibile e sanguinante. La vita riparte, lentamente, e le poche case ancora in piedi, puntellate qui e là, intorno non hanno altro che cantieri, case diroccate, e qualche anziano seduto ad osservare il via vai. Pescara del Tronto è il luogo più colpito del Piceno, 52 vittime. Completamente rasa al suolo. Ora regna il silenzio, interrotto sporadicamente da qualche cane solitario. Le case squarciate lasciano intravedere ancora, 8 anni dopo, camere da letto, docce, cucine un tempo ricche di vita. Per terra, tra le macerie, qualche gioco abbandonato. Michele Franchi, il sindaco di Arquata, ci racconta cosa vuol dire vivere lì oggi, 8 anni dopo la tragedia: "È stato difficilissimo, è difficile. Un periodo di emergenze e incertezza, ma andiamo avanti. Gli iter per le zone perimetrate sono stati lunghi ma ora abbiamo pronti i progetti anche per i sottoservizi e siamo in attesa di una risposta da parte del Commissario. L’Ufficio speciale ricostruzione ha dato gli incarichi alla Ciip, con una convenzione. È tutto pronto. Lavoriamo sui servizi, sul turismo. Aiutiamo anche gli altri Comuni, attraverso i potabilizzatori che serviranno anche per il futuro, ed è una valvola di soccorso per la Vallata in caso di siccità. La novità è che ora alcune case sono pronte, e le persone cominciano a trasferirsi liberando casette e tornando qui. Dobbiamo far in modo – e conclude – che nulla venga bloccato, io sono convinto che ce la faremo".
CronacaArquata è ancora ferita. Case diroccate e cantieri, l’emergenza non è finita: "Ma stiamo iniziando a liberare le casette"