A pagamento. È così che finisce troppo spesso la ricerca di una visita specialistica all’ospedale di San Benedetto. E non importa se come in questo caso la prescrizione del medico di base, datata 7 agosto, recasse bene evidente la dicitura ‘Bentro 10 giorni’, trattandosi di una donna, Emanuela, all’ottavo mese di gravidanza. "Avevo bisogno di una visita cardiologica per rischio gestosi – racconta –. Ho chiamato il Cup ma non sono nemmeno riuscita a parlare con un operatore. Allora sono andata in farmacia, e mi hanno risposto che non c’era posto. Punto. Dopo alcuni giorni ho ricevuto una telefonata, con proposta per fine settembre. Così ho dovuto rivolgermi a un professionista ospedaliero in regime di ‘intramoenia’. Non paghi, non c’è posto. Paghi, c’è posto. E non parliamo di mia suocera Antonietta, che aveva bisogno di una visita urgente da un ematologo. La scorsa settimana le hanno proposto un appuntamento per gennaio 2021".
I Cup cambiano, insomma, i problemi restano. Pochi giorni fa la Regione ha annunciato che da settembre si potrà prenotare una visita anche dal tabaccaio. In precedenza era invece partita la possibilità di prenotare dalle farmacie. Ancora prima, nel 2019, era stata lanciata l’app MyCupMarche. Tutto bellissimo, non tutto e non sempre utile. Il problema delle agende resta. E così, come arcinoto a chiunque, nel corso degli anni si è sviluppato un fiorente mercato privato di prestazioni sanitarie di vario genere. Privatizzazione in cambio di efficienza? Ma neanche per sogno. Una lettrice, Rossella, ci racconta di un pomeriggio da tregenda in un centro privato con turisti e locali accomunati dalle imprecazioni per attese di ore, e qualcuno che ha abbandonato la leggendaria ‘priorità acquisita’, lamentando di non aspettarsi un simile guazzabuglio.
Non manca poi chi segnala, come Angelo, di essersi presentato all’appuntamento per una visita all’ospedale di Ascoli, scoprendo che una dozzina di altri pazienti erano stati convocati per lo stesso giorno alla stessa ora (sottinteso: in mancanza di medici in pari numero, che potessero visitare ognuno in una stanza riservata). Visite rimaste in sospeso a causa del Covid? Certo, può essere. Resta il fatto che le lamentele sono identiche a se stesse anno dopo anno, perché puoi anche aumentare i canali attraverso cui prenotare una visita, ma difficilmente si potrà garantire una risposta per tutti, se mancano personale, mezzi e spazi. La risposta standard dell’Asur e della Regione è nota: le urgenze vengono garantite. Non a tutti, evidentemente. Non a tutte le donne all’ottavo mese di gravidanza.
Giovanni Desideri