Accusata di peculato e assolta. Catia Talamonti innocente perché il fatto non sussiste

Era imputata per 40mila euro relativi alle indennità come presidente del cda di Picenambiente

Accusata di peculato e assolta. Catia Talamonti innocente perché il fatto non sussiste

L’avvocato Nazario Agostini

Assolta perché il fatto non sussiste. Questa la sentenza che il gup di Ascoli Barbara Caponetti ha emesso ieri nei confronti di Catia Talamonti, la 54enne sambenedettese accusata di peculato in qualità di dirigente dell’Area Risorse del Comune di San Benedetto, per una somma di 41.638 euro relativi a indennità di carica di presidente del consiglio di amministrazione della società Picenambiente. Un incarico che ha ricoperto dal 25 settembre 2013 al 4 settembre 2019, su designazione del Comune rivierasco. Nella precedente udienza del processo il procuratore Umberto Monti aveva chiesto una condanna a tre anni e mezzo di reclusione (tenuto conto dello sconto della scelta del rito abbreviato), la confisca del denaro in sequestro e l’interdizione dai pubblici uffici che, in caso di condanna, avrebbe comportato l’immediato licenziamento della Talamonti. Lo stesso giudice Caponetti a settembre 2023 aveva emesso nei confronti di Talamonti una sentenza di "non luogo a procedere", scagionandola "perché il fatto non sussiste" dall’accusa di abuso d’ufficio per altra vicenda. E ora è giunta la seconda assoluzione accolta con commozione da Catia Talamonti dopo la lettura della sentenza in tribunale. "E’ una bella vittoria" è il commento dell’avvocato Agostini. "Grazie al nostro consulente Giacomo Graziosi. Catia Talamonti aveva pieno e sacrosanto diritto di conseguire quei soldi. Questa era una causa da risolvere in diritto e per questo abbiamo scelto l’abbreviato secco". Secondo l’impianto accusatorio, gli oltre 41mila euro oggetto del processo, sarebbero stati versati alla Talamonti in tre bonifici ad agosto 2019, aprile e giugno 2020; una somma che secondo l’accusa avrebbe trattenuto omettendo di riversarla nelle casse comunali nonostante la richiesta esplicita del segretario comunale del 2 dicembre 2020 e il sollecito del successivo 17 dicembre, con la disposizione di riversare al Comune le somme percepite in ragione dell’incarico di presidente del Cda di Picenambiente entro la fine dell’anno. La somma non è mai stata versata; il 14 febbraio 2022 è stata poi oggetto di un sequestro preventivo. Ieri è giunta l’assoluzione che la Procura valuterà ora se impugnare o meno.

Peppe Ercoli