Festa del patrono nel segno della tradizione quella che si è svolta oggi, ad Ascoli.
La pioggia è caduta copiosa all’ora di pranzo e poi nel pomeriggio e la temperatura è scesa di una decina di gradi rispetto a venerdì, ma non ha intaccato la celebrazione. Dalla benedizione delle piantine di basilico impartita dal vescovo Gianpiero Palmieri sul sagrato della cattedrale alle prime ore del mattino fino agli altri appuntamenti civili e religiosi in programma, la giornata dedicata a Sant’Emidio è stata ricchissima di iniziative.
Oltre ai tanti ascolani rimasti in città, davvero molti sono stati anche i turisti che hanno raggiunto il capoluogo Piceno per ammirare le ‘cento torri’ nel suo giorno di festa. Aperto per tutta la giornata e con un viavai di fedeli in visita alla cripta dove è sepolto il santo patrono, il Duomo dove quasi ogni ora sono state celebrate le messe, mentre in piazza Arringo, in mattinata, il sindaco Marco Fioravanti ha distribuito i tradizionali omaggi ai cittadini di nome Emidio e Emidia.
Emozionante l’omaggio della banda musicale di Venagrande alle autorità cittadine: davanti alla prefettura hanno suonato l’inno nazionale di Mameli. Come da programma, nell’arco della giornata sono stati aperti ad ingresso gratuito il museo diocesano e il palazzo vescovile, mentre nel complesso di Sant’Ilario a Sant’Emidio alle Grotte è stato reso fruibile il museo di Sant’Emidio con visite guidate alle catacombe. Aperti anche gli altri musei, i negozi e i pubblici esercizi, con ristoranti, bar e pizzerie che, sia a pranzo che a cena, hanno avuto il loro gran da fare.
Alle 18, poi, in cattedrale è stata celebrata la messa dal vescovo Palmieri e al termine della funzione è partita la tradizionale processione in onore di Sant’Emidio che come ha detto nel suo messaggio il vescovo di Ascoli, Gianpiero Palmieri "è nostro padre, nella vita e nella fede. E’ questo il messaggio che vorremmo ‘lanciare’ a tutti per la festa di quest’anno. Padre nella vita significa che Emidio è stato un ‘uomo nuovo’ per il suo tempo, portatore di un elemento di diversità e di rottura rispetto alla cultura romana del territorio, e capace di proporlo a tutti con la forza mite della sua testimonianza. Questo elemento è la vita rinnovata dal Vangelo. Per avere un’idea di quanto potesse essere ‘trasgressiva’ la vita dei cristiani nel terzo e quarto secolo, basta leggere un passaggio di un testo famoso, La lettera a Diogneto, che data addirittura la fine del secondo secolo".